
Annalisa, "si fossi foco".
"Ma io sono fuoco".
È il titolo del suo nuovo disco.
"Non rappresenta una volontà distruttiva, non è la voglia di bruciare tutto come nel sonetto di Cecco Angiolieri".
Quindi?
"Per me essere fuoco significa avere la capacità di trasformarsi, di reagire, di resistere al tempo che brucia".
Finalmente.
"È vero, spesso non ho messo in mostra questo mio aspetto, o forse soltanto adesso è uscito alla luce in modo così completo".
Allora prendete Annalisa Scarrone, neo quarantanenne da Carcare provincia di Savona, campionessa delle classifiche con 52 dischi di platino e 14 d'oro, e avrete il ritratto della popstar multigenerazionale, quella che piace alla Gen Z (e difatti era nel cast del Future Hits Live all'Arena di Verona) ma anche ai fratelli maggiori e pure ai loro genitori, intercettando insomma sia chi è già in overbooking da autotune sia chi cerca ancora la bella voce, la tonalità, il colore. E mica ci ha impiegato poco, l'Annalisa timidissima che cantava nei localini dell'entroterra savonese, a diventare una protagonista che la vedi pure negli spot tv o sui cartelloni nella piazza principale e che diventa virale appena parla o esce per strada o, appunto, fa un disco. In questo Ma io sono fuoco, il fulcro è il "ma", non il fuoco, è la congiunzione avversativa che demolisce i tanti luoghi comuni sulla sua impalpabilità, sulla mancanza di quella grinta vorace e sensuale che oggi sembra l'unico passepartout per comunicare musica. Lentamente, piano piano, è diventata altro da sé, o quantomeno ha aperto la gabbia dell'animo per far venir fuori ciò che era chiuso dentro. Non a caso, sulla copertina del disco, proprio alle sue spalle, c'è una tigre, proprio una tigre, simbolo di quella metafora del tempo circolare che Jorge Luis Borges aveva utilizzato per spiegare il tempo divoratore e implacabile del quale l'uomo è vittima ma pure protagonista. D'accordo, non voliamo troppo alto, qui c'è pop, signore e signori, anzi elettropop "che mi piace da sempre" come dice Annalisa, ravvivato da una produzione al passo con i tempi e, soprattutto, ricamato da testi che hanno un senso, che non sono soltanto un rosario di volatili banalità come nel 90 per cento delle canzoni in classifica. Come già in Maschio, i testi che scrive soprattutto con Paolo Antonacci e Davide Petrella, c'è la tendenza a polarizzare i concetti, il fuoco e l'acqua, l'azione e la reazione. Ci sono le "caramelle all'arsenico" di Piazza San Marco e il "veleno o cioccolato fondente" di Dipende. C'è insomma una corsa all'essenzialità, che è uno dei principali hashtag del pop di oggi, ma anche il costante equilibrio sulle incertezze, che invece in questa fase è una rarità. "Mi sento in continuo dubbio, sono sempre diversa rispetto a ieri". Anche per questo inizia con un giro di concerti che da Jesolo (15 novembre) arriva fino a Torino il 13 dicembre passando per due sold out all'Unipol Forum di Milano (28 e 29 novembre), ma non finirà lì, ci sarà per forza altro in questo continuo trasformarsi che si chiama Annalisa.
Sono gli stadi, vero?
"Un sogno ma non una ossessione".
E allora Sanremo? Sarebbe la settima volta.
"Per ora non è proprio in programma, magari nel 2027".
Oggi è difficile fare programmi. Non ci sono manco più i tormentoni.
"Ma non è una cosa così negativa, almeno per me. C'è meno stagionalità, c'è meno voglia di scrivere pezzi che parlano soltanto di estate, di cocktail, di vacanze. È tutto molto più vario".
Non si direbbe però.
"Mi sembra ci sia molta più fluidità, più varietà e questa mi sembra una evoluzione in fondo".
Ossia?
"L'ascoltatore non è più passivo come è stato per tanto tempo, ma può essere più protagonista nelle scelte, può cercare ciò che preferisce senza altri condizionamenti".
Il 5 agosto ha compiuto 40 anni. La condizionano?
"Beh un po' di fastidio mi danno, ma non è tempo di bilanci. Non mi piace chiudere la mia vita in scatole separate".
L'idea della sfida, dello scontro è una costante sui social. Come va tra lei e le altre protagoniste del pop italiano?
"Beh la competizione piace molto al pubblico, crea attenzione. Ed è anche normale che tra di noi ce ne sia un po'. Ma c'è molta più comprensione reciproca perché sappiamo quanta fatica facciano tutte".
Gli impegni senza fine. E la pressione dei numeri.
"Quello dei numeri più che una pressione rischia di diventare un giudizio".
E lei?
"Ne tengo conto e lo stress si sente. Ma cerco di non caderci dentro, cerco di pensare ad altro e mi aiuta molto la risposta della gente quando canto dal vivo. C'è lo streaming, ma c'è anche il calore del pubblico".
Una Annalisa nuova.
"No in realtà resto in equilibrio tra essere una ragazzina e ragionare come una donna matura".