Fare il consigliere di zona a Milano è un impegno gravoso, oscuro e non remunerato. Ciò nonostante, tra due militanti della lista «La sinistra per Pisapia», collegata a Rifondazione Comunista, è scoppiata una baruffa politico giudiziaria: in palio, una poltrona nel Consiglio di zona 5, quella che abbraccia tutti i quartieri meridionali. Poltrona assegnata dalle elezioni del maggio 2011 ad un giovane esponente della lista con un distacco di soli tre voti sul primo dei non eletti: che però si è arrabbiato di brutto, e ha accusato la commissione elettorale di avere oscurato sette preferenze. La querelle è finita davanti al Tar che ha accolto in pieno il ricorso. I sette voti, effettivamente, cerano, e chissà come sono spariti dai verbali elettorali. E il consigliere eletto ha dovuto abbandonare il suo scranno nel parlamentino di zona a favore del compagno di lista.
Protagonisti della contesta: Maurizio Croce, 55 anni, un lungo passato di militanza politica. Al momento della formazione delle liste, Rifondazione punta su di lui e lo mette al secondo posto, immediatamente alle spalle del capolista Pippo Garufi. Elezione sicura, praticamente. Ma quando il 31 maggio si aprono le urne, arriva la sorpresa. A Croce vengono accreditate solo 39 preferenze. Mentre un giovanotto che era stato piazzato nelle parti basse della lista, il 31enne Adriano Saracchi, noto in zona soprattutto come titolare di un negozio in via Emilio Gola dove vende e ripara biciclette, di preferenze ne ha incamerate 42. Quindi in consiglio di zona entra il giovane ciclista, e lesperto Croce resta fuori.
Ma non si arrende. Si mette di buzzo buono a controllare seggio per seggio le schede. E scopre che nella sezione elettorale 1151 di via Wolf Ferrari, al Vigentino, sette schede portavano il suo nome. Nei verbali elettorali, però, non ce nè traccia.
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