«Eliminata per colpa dell’odio di Sanguineti»

Il brano di Ottavia Fusco, con musica di Liberovici e testo del poeta, escluso dopo le violente esternazioni sulla lotta di classe

da Milano

Diciamolo subito: nel cast di Sanremo c’è una sorpresa per ora silenziosa, Piero Mazzocchetti. E un’assenza rumorosa. Fino a sabato mattina il brano Habanero, cantato dalla strepitosa attrice Ottavia Fusco e musicato dal compositore Andrea Liberovici su testo di Edoardo Sanguineti, il poeta neocandidato dell’estrema sinistra a sindaco di Genova, era quasi certo di entrare in gara. Profilo altissimo, gradimento idem. A Pippo Baudo piaceva, e le voci di corridoio lo davano per certo tra i 25 dai quali avrebbe dovuto uscire l’elenco finale. Poi Sanguineti, uno che parla molto e molto spesso a sproposito, l’altro giorno ha orgogliosamente detto in pubblico: «Bisogna restaurare l’odio di classe. I potenti odiano i proletari e l’odio deve essere ricambiato». E via sproloquiando, roba da Politburo di Kruscev. Gelo in sala ma non solo. Anche alla corte di Pippo la temperatura è subito diventata glaciale: impossibile invitare un autore tanto impresentabile. E così Habanero è sparito dall’elenco e pazienza se meritava di esserci: in fondo le parole, talvolta, hanno ancora un peso che può diventare sanguinoso. E difatti: «Me ne dissocio totalmente» spiega Ottavia Fusco. Più delusa che sorpresa.
Però il poeta Sanguineti non è nuovo a uscite così feroci.
«Ma una dichiarazione del genere mi ha lasciato sbalordita. La penso come Voltaire, che difendeva la libertà di parola, ma sono d’accordo anche con Piero Sansonetti che su Liberazione ha scritto: “È una parola che mi fa orrore”. Poi, dopo tutti gli inviti al dialogo, compreso quello del presidente Napolitano, una frase del genere è del tutto inaccettabile».
Per di più se detta dall’autore di un testo candidato al Festival di Sanremo.
«Diciamo che Sanguineti è stato di una incoerenza totale. Sono sicuro che la sua uscita ha influito molto sull’eliminazione della nostra canzone».
Perché?
«A Baudo era piaciuto molto, si era anche incontrato con Sanguineti. E le indiscrezioni che ci arrivavano erano molto, ma molto favorevoli. D’altronde un testo del più grande poeta vivente era un’occasione da non perdere, uno scoop gustoso che, mi sembra, sarebbe stato perfetto nel progetto di Baudo».
Tra l’altro Habanero avrebbe portato al Festival un trio che fa successo a teatro.
«Ho recitato tanti spettacoli con testi di Sanguineti e musica di Liberovici. E stavolta la qualità della musica, ricca di citazioni, quasi un divertissement, aveva convinto la Compagnia delle Indie di Paolo Dossena a produrre il brano e a progettare un cd per l’estate».
E ora?
«Con il maestro c’era molta stima. Adesso qualcosa è cambiato, drammaticamente cambiato».
Per forza.


«Davvero non capisco le sue frasi. Un modo di attirare attenzione? Non credo. Se fosse davvero così, allora avrebbe potuto aspettare l’elenco e poi dirle. Facendo come ha fatto, si è dato, e ci ha dato, la mazza sui piedi».

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