Roma

Eliseo In carcere con Gadda e Genet

«Per poter giudicare bisogna innanzitutto essere stati colpevoli e condannati». È questo il tema su cui verte la «contesa» portata in scena da Fabio Cavalli nello spettacolo «Gadda vs Genet (Il giovane criminale e altre storie)»: ultima realizzazione del Teatro Libero di Rebibbia, una compagnia composta da ex-detenuti (Sasà Striano, Fabione Rizzato e Benneth Emenike ne rappresentano il nucleo fondatore), destinata a bissare il successo del precedente «La corsa di Moncicì», testo vincitore del concorso di drammaturgia penitenziaria Premio Annalisa Scafi 2007. Il debutto è fissato per questa sera al Piccolo Eliseo, e se fino alla stagione scorsa i titoli inseriti nel progetto Teatro e Carcere accompagnavano lateralmente il cartellone ufficiale, quest’anno ne sono diventati parte integrante, produzioni da proporre anche agli abbonati. Una scommessa forte da parte dell’Eliseo che si affida così alla credibilità artistica di operazioni dove gli aspetti umani e sociali vengono giocoforza prima.

E non si può che guardare con plauso a questa novità, anche perché il nuovo lavoro di Cavalli - formatore in carcere oltre che demiurgo sul palcoscenico - parla proprio della condizione del detenuto, dei «fatti» che contraddicono l’onestà del mondo, del confine tra giudizio e condanna, mettendo insieme citazioni autobiografiche, Giordano Bruno, Jean Genet e, appunto, Carlo Emilio Gadda «l’unico - si legge nel programma - a poter ingaggiare battaglia con l’intoccabile della cultura francese: uno scontro di idee dimenticato, ripescato dalla polvere della biblioteca e rimesso in piedi, vivissimo, attraverso gli interpreti più autentici».

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