Eliseo García e Alejandro Planas

Si tratta di due religiosi salesiani, esponenti dell’interminabile sequela di cattolici uccisi per niente nel 1936. Le ideologie hanno questo di particolare: ti eliminano non per quel che fai ma solo perché esisti come parte di un ceto, una razza, una classe o una religione. Eliseo García era un laico di El Manzano, in provincia di Salamanca, e aveva ventinove anni. Poiché era stato allievo dei salesiani e manteneva rapporti coi religiosi, all’avvento della Repubblica nel 1931 dovette sopportare minacce e molestie che lo costrinsero a trasferirsi a Campello, in provincia di Alicante. Nel 1932 entrò nei salesiani a Gerona come coadiutore e fu mandato nel collegio che i religiosi tenevano a Sant Vincent dels Horts, in quel di Barcellona. Allo scoppio della guerra civile il collegio fu espropriato e i ragazzi espulsi. Eliseo andò con loro ma qualche tempo dopo tornò di nascosto per far visita al confratello Alejandro Planas, senza sapere che i miliziani lo stavano pedinando. Il Planas, sessantun anni, di Mataró, in provincia di Barcellona, era stato anch’egli legatissimo ai salesiani anche se non aveva potuto farne parte perché sordo (lo chiamavano affettuosamente “el sord”). Era uno scultore molto apprezzato e aveva ottenuto di poter vivere nel collegio di Sant Vincent dels Horts come coadiutore.

Quando tutti erano fuggiti lui era rimasto, convinto che, data la sua menomazione e la sua innocua attività, lo avrebbero lasciato in pace. Invece, gli fu fatale la visita di Eliseo. I miliziani non sentirono ragioni, li presero e li fucilarono tutti e due.
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