Elizabeth Strout ci racconta tutto

Elizabeth Strout ci racconta tutto
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"Raccontami tutto". È la frase che un'amica dice a un'altra, sempre: dopo una vacanza, dopo una serata o una cena, dopo una telefonata o un incontro importante o, più semplicemente, dopo un po' di tempo che non si vedono. "Raccontami tutto". E una racconta tutto, e l'altra ascolta tutto. Due amiche così sono Olive Kitteridge e Isabelle Goodrow, abitanti di Crosby, nel Maine: siccome sono anziane, ormai le loro chiacchiere si svolgono nella residenza "Gli Aceri", o meglio, di solito è Olive che va a trovare Isabelle, che è costretta a letto dopo una brutta caduta. A un certo punto però è Olive a ricevere una visita nella sua stanza: si tratta di Lucy Barton, una scrittrice famosa, che è arrivata a Crosby da New York durante la pandemia. Lucy si è trasferita con l'ex marito William in una bella casa sul mare: una soluzione temporanea, legata all'emergenza che in città era più pericolosa, che si è trasformata in una nuova vita.

Insomma, Raccontami tutto di Elizabeth Strout (Einaudi, pagg. 280, euro 19,50; presentazione oggi, al Festivaletteratura di Mantova, alle 18.30 in Piazza Castello) è il romanzo in cui i due personaggi chiave della produzione della scrittrice Premio Pulitzer si incontrano: Olive Kitteridge, burbera e tenerissima, e Lucy Barton, timida e arrivata al successo, dopo l'infanzia in povertà nel Midwest. A rivestire il ruolo di trait d'union fra le due è Bob Burgess. Bob conosce Olive da sempre; mentre frequenta Lucy da quando lei vive a Crosby e fra loro è nata una intimità fatta di passeggiate, confidenze, piccoli segreti. Succede che la prepotente Olive (ma i prepotenti - Lucy lo sa bene - in realtà hanno tutti una gran paura) voglia incontrare la scrittrice Lucy per raccontarle una storia: è qualcosa che riguarda sua madre, un vecchio amore che era andato perduto ma mai davvero sopito, e che Olive aveva scoperto per caso. Un "fantasma nel matrimonio" lo chiama Lucy: presenze molto più diffuse di quanto si immagini. Ed è così che Lucy inizia a fare visita a Olive sempre più spesso, quando quest'ultima ha da raccontarle qualche storia; e avviene perfino il contrario, che Lucy abbia da raccontare una storia a Olive, proprio come Lucy e Bob si raccontano tutto e ascoltano tutto delle proprie vite, senza considerare inutile o banale o triviale alcun dettaglio, per quanto insignificante possa apparire. Perché è insignificante solo alle orecchie di chi non voglia ascoltare tutto.

Questo romanzo, che in qualche modo chiude un cerchio fra le due "saghe" (se così possiamo chiamare le due brevi serie di libri dedicate a queste due tutt'altro che eroine, ma personaggi indimenticabili) di Olive e Lucy, è anche, e soprattutto, una dichiarazione, da parte di Elizabeth Strout (che è del Maine, come Olive, ed è scrittrice, a lungo newyorchese, come Lucy), di una certa idea di letteratura: quella che si occupa delle vite ignorate, le vite che la gente "vive e basta", senza ritenerle degne di essere raccontate.

E invece la letteratura fa proprio questo: trasforma la vita in storia, scavando in ciò che vogliamo tenere più nascosto, annodando legami con i fili della nostra solitudine più profonda. Elizabeth Strout sa che la letteratura è amore, come quello fra due amiche che si dicono: "Raccontami tutto".

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