Elton John, l’icona della musica pop canta al Lazzaretto

Antonio Lodetti

Lo abbiamo visto il 13 luglio a Umbria Jazz; i fan lo aspettavano il giorno prima a Bergamo ma lui ha dato forfait e quindi recupera stasera, al Lazzaretto di Bergamo, con un concerto che anticipa di due giorni il megashow (oltre tre ore di musica) al Colosseo. Dove arriva Elton John c’è festa, glamour e buona musica. Cinquantotto anni, quaranta circa di attività in altalena tra grandiosi successi e incredibili tonfi, eppure Elton è sempre lì, icona trasgressiva del pop d’autore.
Parte negli anni Sessanta dalla avventurosa scena blues inglese (il suo nome d’arte viene da due icone di quel periodo, con cui Elton suonò, come Long John Baldry e il sassofonista Elton Dean), si propone come voce solista per gruppi come King Crimson e Gentle Giant poi, narcisista com’è, si getta sulla carriera solista. In un mondo di chitarre bercianti lui impone il suo lirico pianoforte, con le dita tozze che viaggiano rapinose sulla tastiera raccontando una colorita storia artistica che affonda nel blues, nella ballata intimista, nel pop, nella carica divertente e divertita del rock and roll.
Un folletto insomma che qualcuno ha temerariamente definito il “Benedetti Michelangeli del pop”. E poi c’è la sua voce vivace e metallica, non dotata della profondità timbrica dei grandi vocalist ma in grado di ammaliare con le bizzose impennate che spaziano dai momenti di raccoglimento alle clownerie. E ancora quel magico sodalizio con Bernie Taupin che, sin dal primo album, ha dato vita a piccoli capolavori come Your Song.
Insomma ci sono mille motivi per amare Elton John, star discussa (le cronache sono piene delle sue pazzie da miliardario annoiato, con i folli travestimenti che portano all’estremo i carnascialeschi trasformismi di David Bowie e Gary Glitter, con l’annuncio del suo prossimo matrimonio gay) ma in concerto mette d’accordo tutti.
Ormai più che un uomo da classifica è il re dei teatri e delle sale da concerto. Duecento concerti circa in un solo anno (quelli con la band e quelli per pianoforte solo), stasera a Bergamo riprende il Peachtree Road Tour (dal titolo del suo ultimo album) partito a maggio da Parigi. Uno spettacolo sobrio rispetto agli allestimenti da Circo Barnum cui il pianista-cantante ci aveva abituato nel passato, con la musica in primo piano e l’accompagnamento di fedeli compagni di strada come Davey Johnstone alla chitarra, Nigel Olsson alla batteria, Guy Babylon alle tastiere, Bob Birch al basso, John Mahon alle percussioni.
Quello di Elton John è un concerto «per adulti», anche se mescola intelligentemente passato e presente. I fan di razza rimpiangono la sobria poetica di album degli anni Settanta come Empty Sky (magnifiche canzoni per un gran fiasco commerciale), Tumbleweed Connection, Madman Across the Water (con le sontuose orchestrazioni di Paul Buckmaster) o Honky Chateau, che segna il suo primo trionfo americano, Don’t Shoot Me I’m Only the Piano Player, Goodbye Yellow Brick Road.
Lui li accontenta e li manda in visibilio rileggendo Your Song, Levon, cambiando modo e tempo nel saltare da Daniel a Crocodile Rock, riprendendo classici di sicuro effetto come Sorry Seems To Be the Hardest Word e Candle In the Wind, senza dimenticare i pezzi migliori di Peachtree Road come They Call Her the Cat o Electricity, tratta dalla colonna sonora del musical Billy Elliot.
Un gustoso antipasto in attesa del megashow (con tanti ospiti) del Colosseo.

Intanto Elton continua a far parlare di sé. Oltre al musical Billy Elliot sta scrivendo la colonna sonora dello spettacolo teatrale Vampire Leslat e del cartone animato Gnomo & Juliet, parodia moderna della tragedia di Shakespeare.

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