Eluana, altolà dell’arcivescovo di Udine

Duro intervento di Monsignor Brollo: "In quelle camere non si va per morire". I dirigenti di La Quiete imbarazzati sull’inchiesta per maltrattamenti: "Non sappiamo nulla". Eppure erano presenti alle perquisizioni

Eluana, altolà dell’arcivescovo di Udine

Eluana saprà, forse già domani, quale sarà la sua prossima destinazione. La casa di riposo La Quiete di Udine infatti, si è presa qualche giorno di tempo per decidere se accogliere la ragazza in stato vegetativo da diciassette anni e dare applicazione alla sentenza che autorizza la sospensione dell’alimentazione-idratazione artificiale della donna. Ma pesa come una tegola sulla testa degli amministratori della casa di riposo la notizia anticipata dal nostro Giornale secondo cui la procura di Udine ha aperto un’inchiesta per presunti maltrattamenti su alcuni ospiti. L’imbarazzo è grande. Soprattutto della direttrice, Ines Domenicali, che dichiara di non essere neppure a conoscenza dell’inchiesta in corso. «Io non so assolutamente nulla. È la prima volta che sento parlare di questa cosa», ha dichiarato alle agenzie di stampa. «Adesso ho da fare - ha poi aggiunto Domenicali - sto lavorando, ma, ripeto, io personalmente di questo non ho mai sentito parlare». Strano, però. Il 19 novembre scorso La Quiete subì una perquisizione della polizia e a quanto pare alcuni dei dirigenti erano presenti.

Più informato dei fatti è il direttore generale della Casa, Luigi Sivilotti: «Non abbiamo alcuna novità rispetto a mesi addietro - ha precisato - e attendiamo con serenità che la magistratura chiuda anche quest’ultima vicenda». Nel frattempo il direttore tenta di sviare la curiosità a sfondo giudiziario organizzando l’arrivo di Eluana. «Si cercherà di imprimere un’accelerazione, evitando situazioni di stallo - ha detto Silviotti -. Continueremo le verifiche e gli approfondimenti e poi ci sarà la decisione ufficiale, che potrebbe arrivare da martedì in poi». La Casa di riposo - azienda di servizi alla persona, indipendente dal Sistema sanitario nazionale - dovrebbe accogliere Eluana in locali idonei. Ma la struttura garantirebbe solo l’ospitalità, mentre per l’attuazione del protocollo relativo all’interruzione dei trattamenti che tengono in vita la donna sarebbe pronta a intervenire un’équipe sanitaria composta da volontari.

A sostenere la scelta della casa di riposo è il sindaco di Udine, di centrosinistra. «Ritengo opportuno che la nostra città possa dare una risposta giusta e civile a questa vicenda umana - ha dichiarato Furio Honsell - confermo di aver chiesto alla clinica di verificare l’ipotesi di accogliere Eluana». Un’accoglienza che potrebbe essere bloccata anche dalla stessa regione Friuli Venezia Giulia, amministrata dal centrodestra. In Regione sostengono che l’intervento sanitario nei confronti di Eluana sarebbe impossibile perché dovrebbe essere consentito solo nelle strutture prescritte. La Quiete - per la Regione - è una casa di riposo e non una struttura sanitaria tanto che non è convenzionata con il sistema nazionale. Eluana quindi potrebbe essere ospitata là ma non per sospendere l’alimentazione.

Altri dubbi arrivano da Pietro Brollo, arcivescovo di Udine che ribadisce la posizione della Chiesa: la vita va garantita a ogni costo. «La Quiete dovrebbe essere uno di quei luoghi in cui le persone vengono accolte nella loro fragilità e aiutate fino in fondo - spiega -. Quindi la posizione della Casa mi pare un po’ ambigua: se tratta per accogliere Eluana non ho niente da dire, ma se l’accoglie per staccarle il sondino e accompagnarla alla morte la cosa cambia».

Per Eluana «non ci sono altri interventi artificiali di mantenimento - ha ricordato - ma si tratta semplicemente di alimentazione e idratazione, cioè di darle da mangiare e da bere. Dunque, che lo Stato dica che questo si può interrompere mi sembra assai singolare».

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