Roma - La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibili i ricorsi di Camera e Senato con i quali si chiedeva l'annullamento delle sentenze della Corte di Cassazione e della Corte di Appello di Milano sull'interruzione del trattamento che tiene in vita Eluana Englaro, la donna in stato vegetativo permanente dal gennaio del 1992.
I giudici costituzionali, al termine di una lunga camera di consiglio presieduta da Franco Bile, non sono entrati nel merito del conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato sollevato dalle Camere, ma si sono limitati a valutare se c'erano i presupposti perché la causa potesse arrivare al vaglio della Consulta. I motivi della decisione di inammissibilità, discussi da stamani fino a pochi minuti fa, si conosceranno non appena sarà depositata l'ordinanza scritta dal giudice costituzionale Ugo De Siervo. Nei due ricorsi, Camera e Senato sostenevano che l'autorità giudiziaria, con la sentenza della Cassazione dell'ottobre 2007 e con l'ordinanza della Corte di Appello di Milano dello scorso luglio, avrebbe esercitato le attribuzioni proprie del potere legislativo o, comunque, avrebbe interferito con tale potere, stabilendo termini e condizioni per l'interruzione dell'alimentazione e dell'idratazione artificiale che mantengono in vita Eluana. In mancanza di una legge sulla materia, la magistratura - a detta del Parlamento - avrebbe colmato il vuoto "mediante un'attività che assume sostanzialmente i connotati di vera e propria attività di produzione normativa".
"Il parlamento può legiferare quando vuole" La vicenda processuale sul caso di Eluana Englaro "non appare ancora esaurita", ma d'altra parte "il Parlamento può in qualsiasi momento adottare una specifica normativa della materia, fondata su adeguati punti di equilibrio fra i fondamentali beni costituzionali coinvolti". E' questo uno dei passaggi più significativi dele motivazioni dell'ordinanza. La decisione - secondo quanto si è appreso - sarebbe stata presa dai giudici costituzionali a larga maggioranza (con dieci voti a favore, secondo alcuni 'boatos').
La Corte d'Appello di Milano I giudici civili di Milano hanno pronunciato una sentenza di non luogo a provvedere sulla richiesta di sospensione dell’esecuzione della decisione con la quale i giudici avevano autorizzato lo stop ai trattamenti sanitari che tengono in vita Eluana Englaro, da 16 anni in stato vegetativo permanente. La giovane è al centro di un complesso caso giudiziario poiché il padre da una decina d’anni chiede la sospensione del trattamento che la tiene in vita.
Venuti meno requisiti di urgenza La sentenza è stata motivata col fatto che sono venuti meno i requisiti di urgenza in base ai quali si poteva decidere di sospendere tale sentenza poiché la Regione Lombardia non vuole mettere a disposizione una struttura sanitaria dove procedere alla sospensione stessa.
Cassazione Per il prossimo 11 novembre è stata fissata l’udienza in Cassazione che dovrà decidere sul ricorso della procura generale di Milano contro la decisione che autorizzava l’interruzione dei trattamenti sanitari. Il mese scorso il sostituto procuratore generale di Milano Maria Antonietta Pezza aveva firmato la richiesta di sospensione del provvedimento col quale la Corte d’Appello il luglio scorso aveva autorizzato l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione forzata per Eluana.
Controricorso Nel frattempo, i legali di Beppino Englaro, il padre di Eluana, hanno notificato un controricorso in Cassazione nel quale spiegano le ragioni del perché si oppongono al ricorso della procura generale.
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