Eluana, cosa accadrà ora

L'agonia potrebbe durare fino a quindici giorni dal momento del distacco del sondino che alimenta la ragazza. Sarà una morte dolorosa? Opinioni contrastanti dei medici

Eluana, cosa accadrà ora

Roma - Sarà una lunga agonia, fino a 15 giorni. Tanto occorrerà a un fisico ancora giovane e integro come quello di Eluana Englaro per spegnersi, quando il padre Beppino deciderà di porre in atto l’ultimo pronunciamento della Cassazione, che di fatto ha dato l’ultimo via libera al papà di Eluana per staccare il sondino nasogastrico che alimenta e idrata da 16 anni la 36enne lecchese.

Una morte dolorosa? Gran parte degli esperti, compreso il neurologo che cura Eluana da sempre, il professor Defanti, ritiene di no: troppo compromesse le funzioni cerebrali per provare sensazioni di dolore o di piacere. Inoltre, come ricorda il chirurgo Ignazio Marino, tutte le morti "naturali", almeno fino all’invenzione dell’alimentazione artificiale negli anni ’70, avvenivano per disidratazione e assenza di alimentazione: è il corpo stesso a premunirsi producendo endorfina e consentendo un trapasso indolore. Altri, come il professor Giuliano Dolce, esperto di stati vegetativi, ritengono che la sofferenza ci sia.

In ogni caso, il lento incamminarsi di Eluana verso la morte sarà scandito da tappe ben precise, indicate dalla sentenza di luglio della Corte d’Appello di Milano che autorizzava il distacco del sondino. Anzitutto il luogo: la Corte scrive che "in accordo con il personale medico e paramedico che attualmente assiste o verrà chiamato ad assistere Eluana, occorrerà fare in modo che l’interruzione del trattamento di alimentazione e idratazione artificiale con sondino naso-gastrico, la sospensione dell’erogazione di antibiotici o antinfiammatori, o di altre procedure di assistenza strumentale, avvengano in hospice o altro luogo di ricovero confacente".

Un hospice, dunque, dove il personale medico dovrà continuare a somministrare a Eluana "quei soli presidi già attualmente utilizzati atti a prevenire o eliminare reazioni neuromuscolari paradosse (come sedativi o antiepilettici) e nel solo dosaggio funzionale a tale scopo". Non sarà del tutto interrotta, dunque, la terapia farmacologica cui è sottoposta Eluana da 16 anni: antiepilettici (per via del trauma cranico sofferto dalla donna nel momento dell’incidente), farmaci contro l’embolia e altre terapie legate alla sua condizione di immobilità forzata.

Non solo: i medici (e questo è un punto assai contestato) dovranno anche umidificare di frequente le mucose, garantire la cura e l’igiene del corpo, ma soprattutto somministrare sostanze "idonee ad eliminare l’eventuale disagio da carenza di liquidi".

In sostanza, Eluana potrebbe morire non per disidratazione, ma per assenza di alimentazione, e questo spiega anche la durata prevista dell’agonia. I parenti, infine, dovranno avere libero accesso alla paziente, fino alla sua morte.

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