nostro inviato a Udine
Una deviazione, giusto poche centinaia di metri. Per consentire a mamma Saturna, quella donna che si sta sgretolando nell'ombra, di salutare sua figlia. Sulla soglia di casa, per l'ultima volta. Poi il carro funebre, con a bordo il feretro di Eluana, ha ripreso a salire, tornante dopo tornante, verso il piccolo cimitero di San Daniele. L'unica meta programmata da tempo per il caso nazionale che ora è dentro quella bara di legno chiaro. La strada sbarrata fin da giù, in paese, che costringe cronisti fotografi e cineoperatori di mezz'Italia, ad ansimare per raggiungere la chiesetta della esequie.
Le campane che rimbombano nella vallata già un'ora prima che la cerimonia cominci.
Ha voluto così don Tarcisio Puntel, un don Camillo schietto che porta con sé tutto il meglio di questa gente di Carnia. E così, inevitabilmente, la «cerimonia per pochi intimi» che Beppino Englaro aveva chiesto, si allarga passo dietro passo, a due-trecento persone.
«Bentornata Eluana - sono le prime parole di don Tarcisio - bentornata nella terra di tuo padre, dei tuoi nonni. Bentornata tra i tuoi monti. Questo è un funerale cristiano e in un funerale cristiano si proclama sempre la vita, celebriamo dunque la tua vita Eluana. Riposa in pace. Per noi adesso tu sei come una stella alpina rinata su queste rocce, dopo un lungo inverno. Cuò tu ses in ta veritat (adesso sei nella verità)». Un funerale cristiano, perché, manda a dire alla famiglia Englaro, il parroco di Paluzza, «la Chiesa non si è sentita estranea alla vostra sofferenza. E quanti hanno pregato, hanno pregato per Eluana e non contro Eluana, perché la preghiera non può essere contro qualcuno».
Un funerale cristiano, certo, qui nella cinquecentesca chiesetta intitolata al profeta Daniele. Ma, accanto a quel feretro, a piangere con il capo chino c'era soltanto lo zio Armando. Che ha difeso, sempre e comunque, la scelta e la battaglia del fratello Beppino per Eluana. Non c'erano i genitori accanto a quella bara ricoperta di roselline rosse e velo da sposa. Così come non c'erano i genitori, non c'era nessuno di nessuno, alla «Quiete» di Udine quando Eluana ha deciso di togliere il disturbo e portar via da questo mondo quei cinquantatré chili del suo corpo ingombrante e martoriato.
Papà Beppino l'ha salutata di nascosto ieri mattina all'obitorio di Udine, («Ho deciso di non essere presente perché sarei stato al centro dell'attenzione, mentre questo era il giorno di Eluana, oggi Eluana ha vinto») mamma Saturna in quel fugace addio sulla porta di casa. Come si fa con una figlia che si allontana per qualche ora. Non c'erano le lacrime pubbliche e lecite di un padre e di una madre ieri ad accompagnarla al camposanto ma solo quelle anonime di tanta gente di questi luoghi e di alcune amiche di sempre tra cui Laura, una delle tre che ha testimoniato quella famosa «volontà di Eluana» che ha portato alla sua sentenza di morte. Il Padre Nostro recitato in friulano «perché dobbiamo davvero stare tutti uniti. Camminare insieme e abbassare il capo», invoca don Tarcisio.
E poi il commiato. Nella stessa lingua che scorreva dentro il sangue di Eluana «Nou duc'ti din l'ultim salut, dopo i tormenz di cheste vite. Tenle par simpri cun tei Signor». Tredicesima cappella, entrando a sinistra nel cimitero di San Daniele: è il nuovo, terreno indirizzo di Eluana. È qui che tutta Paluzza, sicura di non essere ripresa dai fotografi e dalla telecamere, da oggi lascerà altri fiori accanto ai Lilium bianchi che spuntavano ieri tra le foto di nonno Giobatta, nonna Iolanda e del prozio Romeo, trucidato nel '44 sulla Malga Promosio.
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