Gli Emirati fanno un balzo nel futuro con la "tecnocittà"

Biocombustibile dai rifiuti, fotovoltaico, eolico. E poi bus e taxi automatizzati. Masdar City consumerà il 75% in meno di energia di una città tradizionale

Gli Emirati fanno un balzo nel futuro con la "tecnocittà"

Masdar City è una città sperimentale, nel cuore degli Emirati Arabi, nata nel 2008 a circa sei chilometri dal centro di Abu Dhabi. Rappresenta la realizzazione di un sogno high-tech finanziato con 22 miliardi di dollari. Un'ambizione economica, progettata per essere un centro urbano a zero emissioni di carbonio, e una risorsa per il futuro di un Paese la cui economia è basata sul petrolio. Creata per rispondere alla domanda su cosa potrebbe accadere al Paese quando le risorse petrolifere saranno esaurite, vive dallo scorso gennaio una fase di ripresa dopo che i lavori si erano bloccati nel 2012 per gli effetti della crisi economica globale.

«Ho sentito e letto in molte occasioni che si tratta di un progetto che rischia di saltare, ma non è così. Ditemi quanti altri Paesi nel mondo stanno provando qualcosa di simile. Ciò che stiamo vivendo qui non è stato fatto da nessun'altra parte». A parlare è Chris Wan, capo del team di progettazione di Masdar, che in arabo significa «fonte». Difende il suo progetto indicando la mappa della città e mostrando ciò che è stato costruito finora: «Siamo al 10 per cento del previsto». La mappa è esposta in uno stand del World Urban Forum che le Nazioni Unite hanno tenuto nella seconda settimana di febbraio ad Abu Dhabi. Gli Emirati Arabi non esitano a promuovere la città, che sembra presa in prestito da una sceneggiatura distopica di Charlie Brooker, e a trasmettere l'idea che non rappresenti un'utopia. Per il momento copre quattro chilometri quadrati e a un primo sguardo appare un'interminabile cinta di edifici bianchi, interrotta a ogni chilometro da cartelli che promuovono Masdar City e le sue possibilità. Rispetto al 2012 le infrastrutture sono rimaste pressoché le stesse: ristoranti, una biblioteca, negozi al dettaglio, compresi un negozio di alimenti biologici e un'agenzia di viaggi. Alcuni edifici sono completamente vuoti e nelle strade si incontra il personale della sicurezza e quello delle pulizie. Di fatto manutentori dei pannelli fotovoltaici e delle altre strutture che devono essere protette dai danni provocati dalla polvere del deserto.

Ad aggiudicarsi l'appalto della costruzione è l'azienda del celebre architetto britannico Norman Foster. Il suo progetto originario ha subìto numerose modifiche nel corso degli anni, l'ultima nel 2015. «È un processo in continua evoluzione - spiega Wan - pensiamo che ciò che stiamo costruendo ora sia migliore di quello che avevamo pianificato 12 anni fa. Esperienze ed errori ci aiuteranno a perfezionare». Onnipresente è il forte ronzio dell'aria condizionata creata da un'enorme torre del vento. I rappresentanti del progetto hanno reso noto che sono previste nuove costruzioni, è stata annunciata l'apertura di circa 1500 esercizi, anche se un centinaio sono ancora in fase di sviluppo. Aziende importanti come la Siemens e la General Electric hanno già occupato alcuni spazi. La costruzione di Masdar è iniziata nel febbraio del 2008, sfruttando sole e vento del deserto, riciclando i rifiuti, riprendendo nell'architettura l'antica impronta delle medine mediorientali per ripararsi dal caldo, con giochi di specchi e vetrate per avere ovunque luce naturale. Masdar si sviluppa secondo la forma di un quadrato perfetto, rialzato su una piattaforma circondata da una cinta muraria che impedisce l'accesso di qualsiasi mezzo di trasporto esterno nella città.

Tanti gli accorgimenti adottati, sin dall'inizio, per rispettare l'ambiente: lo sfruttamento dell'energia solare, pannelli fotovoltaici integrati sui tetti delle abitazioni, impianti di desalinizzazione dell'acqua presente nelle falde sotterranee, in modo da renderla potabile, collettori per la pioggia, sistemi di irrigazione realizzati con le acque grigie, rifiuti impiegati come biocombustibili e fertilizzanti. Gli spostamenti dei cittadini prevedono l'utilizzo del sistema denominato Personal Rapid Transit, che si avvale di navette pubbliche e taxi automatizzati, privi di conducente, che si muovono a una velocità massima di 40 km/h su magneti posti a intervalli regolari, dove il passeggero può impostare la destinazione da raggiungere direttamente nel veicolo stesso che effettua fermate ogni 200 metri.

La città, una volta completata, entro il 2030, ospiterà 50mila persone residenti, circa un migliaio di imprese, per lo più nei settori dell'alta tecnologia e delle rinnovabili e 60mila lavoratori. Fiore all'occhiello sarà l'avveniristico Masdar Institute of Science and Technology, polo universitario realizzato in collaborazione con il Massachussets Institute of Technology, dedicato allo studio e alla ricerca nel campo delle energie rinnovabili. Masdar consumerà il 75% di energia in meno di una città tradizionale di pari dimensioni. Per produrla si avvarrà del vento grazie a Windstalk, una centrale eolica costituita da 1203 pali in fibra di carbonio, alti circa 55 metri, fissati al suolo con basi di cemento.

Luis Bettencourt, uno dei massimi esperti mondiali di città e professore all'Università di Chicago, spiega che è ancora troppo presto per qualificare il risultato di questo esperimento, ma non è tra quelli che si dichiarano scettici: «Non saprei se classificarla come vera città. Al momento è un posto dove le persone vorrebbero andare a vivere. È di sicuro una delle prime città intelligenti, e uno dei suoi potenziali è rappresentata dalla vicinanza all'aeroporto. Costruire qualcosa dal nulla è sempre un'impresa eroica, ma lasciamo agli Emirati i tempi lavorativi necessari per conseguire gli obiettivi prefissati». Con Masdar City ci troviamo di fronte a qualcosa che fino a poco tempo fa era immaginabile solo in un film di fantascienza.

Creare una città completamente nuova, basata su tecnologie all'avanguardia e a impatto zero e con il contributo di architetti e ingegneri di primo piano, permetterà di avere, alla fine, una sorta di prototipo difficilmente replicabile almeno nel breve periodo, ma certamente fonte di ispirazione per rendere un po' più smart le megalopoli che sembrano attenderci nel futuro.

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