
Attaccate alla vita fino allo spasimo, conferma - finalmente - che la vita c'è. Scorre. Esiste. Tre donne in lotta, qualcuna vacilla ma qualche altra è pronta a ricordarle che non c'è spazio per la resa. Eppure viene voglia di alzare bandiera bianca anche se si è giovani. E viene voglia di resistere anche se la famosa e famigerata vita ha già detto quasi tutto quello che doveva. Il resto sta in quell'avverbio - quasi - che separa dal traguardo. Minnesota, lago Hilda. Una vedova va a disperdere le ceneri del marito e scopre che una ragazza è stata rapita. A sequestrarla è una giovane donna che, dopo averla sorpresa a tentare il suicidio, vuole utilizzarla per le cure vitali di cui essa stessa necessita. La scacchiera è pronta, le pedine possono cominciare a muoversi.
La prima mondiale di The dead of winter di Brian Kirk, poco prolifico regista inglese, propone un thriller in cui spicca Emma Thompson, ospite del Locarno film festival che ieri le ha consegnato il Leopard award, nei panni della protagonista con l'alter ego della figlia nei numerosi flashback in cui racconta il passato della donna e il suo legame con il teatro del dramma. Vicende che ricordano un altro titolo eccellente, presentato a Cannes nel 1996 e subito diventato un cult. Su Fargo dei fratelli Coen è ricalcata l'ambientazione geografica e meteorologica ma non solo. Lo schema della paura, gestito da un'altra donna energica, Frances McDormand, si ritrova nel terrore della giovane rapita, che la Thompson sta allenando alla lotta per vivere e alla sequestratrice che vede nella fine della sua preda il suo stesso declino. Il terrore di non farcela tenta di impadronirsi della protagonista che perde una figlia durante la gravidanza e scopre che le avrebbe dato lo stesso nome assegnato da sconosciuti genitori alla creatura che vuole ora salvare.
Febbre e adrenalina. Armi che cantano sinfonie di sopravvivenze promesse e sognate. I cattivi di Fargo (Steve Buscemi e Peter Stormare) sono sintetizzati in Laurel Marsden. Tutti e tre rapiscono qualcuno. La Mc Dormand di ieri è la Thompson di oggi.
Un film d'azione a tutto tondo che tiene ancorati alla poltrona e toglie il respiro come nell'apnea finale delle protagoniste nelle gelide acque del lago. "La sofferenza è l'unica strada verso una conquista - spiega Emma Thompson -. Non esiste un obiettivo soddisfacente che si possa centrare senza fatica o senza rinuncia.
Oggi i giovani vivono rinchiusi nel carcere dei social. Il mio personaggio salva la vita a una mancata suicida ma sono certa che quella ragazza non cercherà mai più di mettere fine ai suoi giorni".In fondo vivere è una sorta di università, siamo tutti autodidatti.