Attimi di panico, poco prima delle ore 8 di ieri mattina, per un incendio che si è sviluppato in un negozio di proprietà di un cinese, in via Carlo Cattaneo, allEsquilino. Il negozio, composto da tre vetrine, vende abbigliamento ma non solo: di fatto è una sorta di emporio fornito di tutti i prodotti cinesi, dai giocattoli agli orologi. Pur non provocando danni a persone né alle strutture delledificio, le grandi colonne di fumo sprigionatesi dallincendio hanno creato momenti di concitazione tra gli inquilini del palazzo, i quali per precauzione sono stati fatti sgomberare dai vigili del fuoco. Un incendio «spettacolare», lo hanno definito i pompieri, che poi hanno ricostruito la dinamica dellincendio. Le fiamme sarebbero partite da un deposito, annesso al negozio, che affaccia su un cortile interno. «Stiamo ultimando le verifiche - ha spiegato il comandante dei vigili del fuoco del Comando provinciale di Roma Guido Parisi, che ha fatto un sopralluogo in via Carlo Cattaneo - e per ora non possiamo escludere alcuna ipotesi, nemmeno quella dolosa».
I danni strutturali accertati riguardano soltanto un solaio del negozio, in particolare il pavimento. Non sembrano esserci problemi allo stabile. Gli inquini del palazzo, ultimate le verifiche, hanno potuto far rientro nelle proprie abitazioni.
Lincendio di ieri ha creato preoccupazione non solo tra i residenti ma anche negli esponenti del centrodestra che da anni guardano con preoccupazione alla «cinesizzazione» del rione. «Siamo stati i primi, negli anni passati, a denunciare la presenza di balle di vestiti sintetici altamente infiammabili nei negozi gestiti da cinesi allEsquilino ma questo nostro allarme è rimasto inascoltato da parte di Veltroni e del presidente del I Municipio Lobefaro», dichiarano il consigliere comunale di Alleanza nazionale, Marco Marsilio, e il capogruppo di An in I Municipio, Federico Mollicone. «Ci chiediamo - osservano i due esponenti di An - se non si configuri unipostesi di grave omissione di controllo da parte del Comune di Roma anche attraverso i vigili urbani, sempre in numero insufficiente nel Rione, e da parte della Asl a cui spetterebbe la competenza sullagibilità dei locali commerciali e del loro contenuto». «Nella nostra denuncia - concludono Marsilio e Mollicone - si palesava il fatto che il 90 per cento di questi negozi non hanno vie duscita quando addirittura non sono scantinati. Ora chiediamo al prefetto di intervenire in modo determinato per attuare nel giro di pochi giorni controlli a tappeto su tutti i negozi dabbigliamento cinese, che sono circa seicento, per chiudere quelli che non rispettano la legge».
Usano parole ancora più esplicite Sergio Marchi, capogruppo di An in Campidoglio, e Andrea Magnolfi già consigliere del Municipio I: «Il quartiere Esquilino è ormai una bomba. Sono anni che facciamo presente alle autorità gli alti rischi legati alla presenza di magazzini gestiti da cinesi nella zona di piazza Vittorio in cui sono conservati insieme ai giocattoli, ai vestiti e ad utensili vari, materiali infiammabili tra cui anche bombole a gas». «Il pericolo è enorme per i residenti - continuano i due esponenti di An - considerato che se va a fuoco uno di questi locali vengono coinvolti inevitabilmente i palazzi circostanti. Eppure nonostante le nostre rimostranze si continuano a rilasciare licenze senza i dovuti controlli. Lincidente dimostra lincuranza di anni da parte dellamministrazione comunale per tutte le problematiche inerenti alla gestione sociale ed economica del quartiere Esquilino, problematiche che non possono essere trascurate ulteriormente».
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