da Milano
Cè il futuro di Edison nello sfondo delle manovre e dei contatti, ufficiali e dietro le quinte, che si stanno svolgendo in questi giorni. E ieri è toccato alla multiutility emiliana Enìa, che detiene il 15% di Delmi, fare chiarezza su almeno un punto importante della partita che si sta giocando sui nuovi possibili assetti di Foro Buonaparte. Delmi, infatti, detiene il 50% di Transalpina di energia (il restante 50% è in mano alla francese Edf) che a sua volta controlla il 63% di Edison. Una cascata di partecipazioni che si è rivelata inutile e farraginosa, così ieri Andrea Allodi, presidente di Enìa, in occasione della presentazione di Enìa Energia che venderà insieme gas ed elettricità, ha confermato lintenzione di far confluire Delmi in Aem-Asm per accorciare la catena di controllo: «Il presidente di Aem, Giuliano Zuccoli, chiede solo una cosa: laccorciamento della catena di controllo di Delmi invitando gli azionisti a entrare in Aem-Asm e a rafforzare così la compagine italiana. Credo che questo si farà. A noi interessa perché significa entrare in una società quotata importante e non in una scatola vuota» ha spiegato. Gli altri azionisti di Delmi, oltre a Enia con il 15% come detto sopra, sono Aem (51%), Sel (10%), Dolomiti Energia (10%) e le banche.
Ma non è solo una questione di accorciamento della catena di controllo: «Valuto con favore tutte le operazioni propedeutiche alla creazione di una grande multiutility del Nord per competere a livello europeo, anche assieme ad Edison, mentre giudico negativamente un break up della società» ha aggiunto Allodi, dando due segnali importanti. Soprattutto il primo: gli azionisti italiani vogliono davvero contare di più in Edison, come chiede da qualche tempo Zuccoli. E vogliono Edison perchè sanno che solo contando di più in Foro Buonaparte possono diventare il polo di attrazione di quella Rwe italiana sponsorizzata dal governo. Secondo: lo spezzatino di Edison (che vede favorevoli sia alcuni ambienti lombardi, sia del governo, nel caso in cui non si riuscisse a «ribilanciare» il peso dellazionariato) non piace invece ad Enìa, che ha comunque una quota di minoranza.
Da parte sua lad di Enìa, Ivan Strozzi, ha dato un altro segnale importante: «Intendiamo migliorare la redditività di Enia e valutare tutte le prospettive che si presenteranno, anche allestero, sul fronte dellapprovvigionamento dellenergia in questa fase pre-rigassificatori, dopo lo scenario cambierà». E anche qui significa due cose. Primo: Gazprom, con cui la società emiliana ha appena concluso un accordo per una fornitura di 2,2 miliardi di metri cubi lanno. Secondo: il rigassificatore Edison al largo di Rovigo con il quale «lo scenario cambierà». Limpianto interessa a Edf, che vuol fare di Edison il suo «polo gasiero», ma interessa anche ad Aem-Asm e ai suoi alleati, che vedono nel rigassificatore (e in Galsi e Igi, i due gasdotti da costruire con Algeria e Grecia) un importantissimo strumento per diventare il polo aggregante di cui si diceva sopra.
Ma al di là delle minacce ufficiali di guerra (spezzatino e dintorni), qualcosa si sta muovendo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.