da Milano
L'Enel continua a tenere aperto il dossier Suez e cerca un alleato in Francia, magari anche importante come il finanziere Vincent Bolloré, mentre Suez prepara la blindatura con poison pill che renderebbero più difficile una scalata. I vertici dell'Enel sembrano comunque aver scelto la strada della prudenza, rinunciando a qualsiasi mossa fino ad elezioni avvenute e portando avanti una serie di contatti francesi in modo da tenere aperti i binari della possibile strategia: da una parte la strada di una trattativa con Suez, ottenendo (in caso di fusione fra la società e Gaz de France) asset in grado di aumentare la presenza europea di Enel. Dall'altra l'ipotesi, difficile, di unOpa su Suez. In questo secondo caso ci sarebbe l'appoggio di alcuni fondi d'investimento (si parla del Wendel Investissement) e di gruppi privati disposti ad acquisire gli asset che Enel dovrebbe poi cedere. Lo scrive il settimanale francese Challenges, secondo il quale non sarebbe da escludere un intervento del finanziere francese Vincent Bolloré. Azionista importante di Mediobanca, Bolloré sarebbe interessato alle attività di Suez nelle utilities e «guarda attentamente al dossier». Fonti vicine al dossier hanno però definito una «falsa pista» l'interesse di Bolloré per gli asset ambientali di Suez. Suez, dal canto suo, non ha alcuna intenzione di stare a guardare. Oltre alla accelerazione sul matrimonio con Gaz de France, secondo il Wall Street Journal, si preparerebbe a utilizzare le misure anti-Opa appena legalizzate dal Parlamento per difendersi da Enel.
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