Energie rinnovabili con il vento in poppa Per l’eolico è boom

L’Italia delle energie rinnovabili avanza con il vento in poppa. E non si tratta di un modo di dire. Ancora una volta, infatti, tra le varie fonti alternative ai combustibili fossili è proprio l’eolico a sfoggiare le performance più significative: i quasi 700 megawatt installati nel primi nove mesi del 2009 portano la potenza complessiva disponibile sul territorio a circa 4.350 megawatt complessivi e inducono gli esperti a stimare per fine anno un tasso di sviluppo del 25%. Più o meno in linea, cioè, con il trend-record del 2008, che con i suoi 1.100 nuovi megawatt aveva fatto segnare il miglior risultato di sempre.
«Il settore eolico ribadisce il suo ruolo di primo piano - conferma Marco Pigni, direttore di Aper, associazione che riunisce oltre 460 produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili -; sul futuro prossimo, però, pesa il rischio delle limitazioni all’energia immessa in rete. In particolare al Sud, dove esistono parecchi impianti eolici, le linee risultano sovraccariche: per questo, nei primi nove mesi dell’anno Terna (la società responsabile della gestione e trasmissione dell’energia sul territorio nazionale - ndr) è intervenuta con diverse azioni di modulazione. E il problema, in mancanza di aggiustamenti concreti e immediati, potrebbe peggiorare nel 2010». Ma se l’eolico vola (modulazioni permettendo), anche altre fonti rinnovabili si stanno facendo largo a grandi passi. A cominciare dal fotovoltaico, che avanza sulla spinta del Conto Energia, lo strumento d’incentivazione con il quale lo Stato, attraverso il Gestore dei Servizi Elettrici, remunera chi installa un impianto per ogni kilowatt prodotto nell’arco di vent’anni. Un beneficio considerevole, al quale va aggiunto il ricavo derivante dalla vendita dell'energia o il risparmio in bolletta, nel caso l’energia venga utilizzata per alimentare la propria utenza. Risultato: un’impennata delle domande d’installazione, che dopo il boom del 2008 continuano a crescere a ritmo sostenuto. «Al 31 dicembre dell’anno scorso avevamo un totale installato di 417 megawatt - precisa Pigni - mentre il dato del 30 settembre ci porta a quota 636 megawatt. Si tratta di un trend importante, che proiettato su fine 2009 potrebbe significare oltre 300 megawatt di nuova installazione». Da segnalare, poi, che la corsa al fotovoltaico coinvolge più o meno tutte le regioni, anche se i risultati migliori si confermano quelli della Lombardia, che da sola «vale» 76 megawatt, e della Puglia, che arriva a 83.
I motivi per sorridere, insomma, non mancano. Anche se sarà necessario ancora sudare, e molto, per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Unione europea per il 2020, che chiedono al nostro Paese una produzione di energia da fonti rinnovabili pari almeno al 17% dei consumi finali. Un traguardo che, oggi, appare piuttosto lontano: «Nel 2005, anno di riferimento per la partenza del calcolo, la percentuale italiana oscillava attorno al 5,2% - spiega Pigni - mentre adesso siamo poco sotto il 7%. Questo significa che, in dieci anni, dovremo più che raddoppiare la nostra quota. Come riuscirci? Il dibattito è aperto, di sicuro c’è che entro il 30 giugno 2010 saremo tenuti a presentare a Bruxelles un piano nazionale di attuazione, per spiegare il percorso che intendiamo seguire». Pur non ignorando le difficoltà che costelleranno il prossimo decennio, comunque, nel settore c’è ottimismo. La sfida europea delle rinnovabili, dicono gli addetti ai lavori, si può vincere, a patto di rimuovere alcuni ostacoli che ancora frenano il definitivo salto di qualità. Uno su tutti, quello riguardante le procedure autorizzative necessarie per realizzare gli impianti: «Ancora oggi risultano incerte e disomogenee tra le diverse zone del Paese - conclude Pigni -.

Questo perché, nel tempo, le regioni e le province hanno spesso adottato discipline incoerenti. La soluzione sarebbero linee guida nazionali contenenti principi comuni di semplificazione delle procedure, ma sono ormai sei anni che le aspettiamo».

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