Englaro: "Denuncerò Barragan"

Il padre della donna morta un mese fa dopo l'esecuzione delle sentenza che obbligava a sopsendere alimentazione e idratazione: "Il mio dolore e la mia solitudine sono gli stessi da 17 anni"

Englaro: "Denuncerò Barragan"

Lecco - È sempre più deciso a portare avanti la sua battaglia per i diritti di fine vita, Beppino Englaro, padre di Eluana, la donna morta un mese fa, il 9 febbraio, in seguito alla sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione artificiale, dopo 17 anni di coma. "È passato un mese ma per me è come se fosse un giorno o 10 anni. Il mio dolore e la mia solitudine - ha detto Beppino - sono le stesse dal momento in cui mia figlia venne coinvolta nell’incidente stradale che ha distrutto la sua vita".

La battaglia Per anni Englaro si è battuto perché venisse riconosciuto alla figlia il diritto di morire. Dall’incidente stradale del 1992 Eluana, allora studentessa 22enne, era uscita completamente paralizzata e in uno stato di coma che poi si era trasformato in uno stato vegetativo permanente, ritenuto irreversibile. Dopo una battaglia legale e civile durata 17 anni, papà Beppino aveva ottenuto l’autorizzazione a sospendere i trattamenti che tenevano in vita la figlia. Il 2 febbraio scorso Eluana era stata trasferita da Lecco a Udine nella clinica La Quiete, dove è stato avviato il protocollo e dove è morta il 9 febbraio.

A posto con la coscienza "Dopo un mese mi sento tranquillo perché sono a posto con la mia coscienza. Non importa - ha raccontato Beppino - se ho ancora contro una parte del mondo, l’importante è che non ho contro me stesso". Nei giorni in cui Eluana moriva, Beppino è stato attaccato: accusato anche di essere un omicida. "Sto valutando se procedere legalmente nel caso ci fossero gli estremi di calunnia e diffamazione. Ma - ha ammesso Beppino - è una decisione che prenderò insieme ai miei avvocati, io dal punto di vista umano, loro da quello giuridico".

Contro Barragan Per il momento non è partita alcuna denuncia ma, se il meccanismo dovesse mettersi in moto, Englaro dice che non risparmierà nessuno. Neppure il cardinale Javier Lorzano Barragan, presidente del Pontificio consiglio per gli operatori sanitari per la pastorale della salute. Il 27 febbraio scorso in un convegno il porporato aveva detto: "Se Beppino Englaro ha ammazzato allora è un omicida; se non ha ammazzato Eluana allora non è un omicida". "Le mie non sono né sfide, né provocazioni. Se si potranno fare azioni legali - ha spiegato Beppino - le faremo, ma intanto non voglio che vada perduta tutta l’esperienza di questi anni". Englaro è deciso a portare avanti una Fondazione in nome di Eluana.

"Eluana - ha aggiunto Beppino - adesso significa libertà pura e stato di diritto. E la libertà, in uno stato di diritto, vuol dire essere rispettati come persona in ogni fase della propria vita, anche quando non si hanno più parole per difendersi da soli".

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