Tanti gasdotti, di tutti i tipi: dal Tag al South Stream, a quelli della Snam. Più una conferma: il dividendo dell'esercizio 2009 sarà «nella parte alta del settore». Con gli oltre 10 miliardi utile netto nel 2008 e una cedola di 1,3 euro per azione che riempirà le tasche dei soci, Tesoro e Cdp in testa con 1,6 miliardi, ieri l'ad Eni, Paolo Scaroni, nell'assemblea degli azionisti ha avuto modo di mettere a punto tutta una serie di questioni più o meno aperte. Cominciamo dal dividendo: «Eni non ha mai preannunciato il dividendo. Se non lo abbiamo fatto in anni di stabilità, immaginatevi se abbiamo voglia di farlo in un anno volatile, quindi nessun annuncio. Ma ci impegniamo a mantenere una remunerazione superior, nella parte alta dei gruppi del settore» ha detto Scaroni. Per intanto i soci possono «consolarsi» con gli 1,3 euro di dividendo (di cui 0,65 centesimi già incassati a settembre 2008 in acconto). Tesoro e Cdp, secondo una consolidata tradizione, incasseranno quasi 1,6 miliardi dalla partecipazione in Eni: il ministero detiene infatti direttamente il 20,31% del capitale del gruppo, mentre un altro 9,9% fa capo alla Cassa. L'anno scorso, tra conguaglio 2007 e acconto 2008 la somma incassata da Tesoro e Cdp era stata all'incirca identica. «Nel 2009 - ha aggiunto Scaroni - puntiamo a fare risultati tra i migliori del settore, anche se saranno in calo rispetto al 2008, sarà comunque un anno soddisfacente e faremo meglio dei concorrenti».
Poi Scaroni ha affrontato alcuni temi oggi strategici: in prima linea quello dei gasdotti. Il South Stream, che unirà la Russia all'Europa attraverso il Mar Nero aggirando l'Ucraina, «è ben presente nella nostra agenda e nei nostri incontri con i russi di Gazprom: resta un progetto a cui siamo molto interessati. Nei prossimi giorni avremo incontri proprio su questo tema. La Saipem punta alla costruzione del gasdotto attraverso il Mar Nero, ma questo sarà possibile quando ci saranno gli accordi con i Paesi attraversati e l'Ue avrà approvato il progetto come strategico. Ma non sarà questione di mesi». Quanto a Snam, «è un pezzo importante della strategia dell'Eni sul mercato del gas e non abbiamo intenzione di cedere nemmeno un millimetro». Infine il Tag, il gasdotto che porta in Italia il metano che passa attraverso l'Ucraina, contestato dalla Commissione Ue per abuso di posizione dominante: Scaroni è pronto a valutare le soluzioni che Bruxelles giudica «sufficienti» , ma «se tra questi rimedi c'è la cessione della parte di Tag che collega il Tarvisio alla frontiera della Slovacchia, noi questa cessione non vogliamo e non possiamo farla. Non vogliamo perché fa parte della nostra politica di approvvigionamento e non possiamo perché il governo italiano non ce lo farebbe fare». Peccato piuttosto che Gazprom abbia esercitato l'opzione di acquisto sul 20% di GazpromNeft in mano a Eni: «Non ero affatto ansioso che Gazprom l'acquistasse». Comunque i 4,2 miliardi incassati diminuiscono il debito e danno spazio ad eventuali acquisizioni.
L'ad Eni ha poi tirato una stoccata alle energie rinnovabili che «stanno in piedi solo perché sono ipersovvenzionate».
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