Eni avverte: «Rischio gas in vista se ci saranno altre crisi politiche»

Roma«Siamo in grado di far fronte a questa carenza, ma solo a questa». Il mercato del gas italiano non potrebbe sopportare altre crisi geopolitiche come quella libica che ha comportato l’interruzione delle forniture attraverso il gasdotto Greenstream. Parola dell’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni che, pur dichiarandosi ottimista su una positiva evoluzione della crisi nordafricana, ha posto l’attenzione sulla questione-gas proprio nel giorno in cui l’Opec ha deciso di non aumentare la produzione petrolifera («i Paesi membri non sono riusciti a raggiungere un accordo», ha spiegato il segretario El-Badri) determinando un incremento del prezzo del greggio che ha sfondato nuovamente quota 100 dollari.
Ecco perché il mercato del gas assume un’importanza fondamentale. «Non possiamo far fronte ad altre difficoltà, possiamo digerire un problema non due», ha aggiunto l’ad di Eni augurandosi che «non ci siano altri problemi tra Russia e Ucraina o sul Ttpc», il gasdotto che trasporta il gas algerino attraverso la Tunisia. «Se non riparte il Greenstream - ha sottolineato - in nostri margini di libertà sono minori».
Un ulteriore problema è rappresentato dalle difficoltà evidenziate nell’approvvigionamento alternativo come la produzione di shale gas (gas che si ricava dalla frantumazione di rocce). I risultati, secondo Scaroni, saranno inferiori alle attese. «Forse lo shale gas e gli altri gas non convenzionali avranno un futuro meno roseo di quanto avevamo immaginato», ha rilevato l’ad che ieri a Roma ha partecipato alla presentazione del World Energy Outlook dell’Aie. Secondo Scaroni, infatti,l’invasività e la rumorosità delle lavorazioni, unitamente ai rischi di inquinamento, renderanno difficile l’importazione in Europa.
Eni, tuttavia, continua a impegnarsi con impianti in Nord America e progetti in Polonia e Cina. Dal 2008, quando è stata avviata la produzione dei gas non convenzionali, ha chiosato il manager, «i prezzi dei barili equivalenti di gas e petrolio, che in genere erano allineati, hanno preso strade differenti: in certi momenti il primo valeva 25 dollari contro gli 85 del secondo».
L’andamento molto volatile del mercato del gas richiederebbe una maggiore vigilanza. Su questo punto Scaroni ha chiamato in causa l’Ue. «Credo che l’Europa debba dotarsi di un’Autorità, ritengo sia la proposta più semplice per far fronte a quella sicurezza di cui abbiamo bisogno», ha auspicato sottolineando come in ambito comunitario «non si fa niente da molti anni», nemmeno integrare le reti del gas in Europa per evitare la creazione di «colli di bottiglia spaventosi che mettono a rischio l’approvvigionamento». In ogni caso la mancata apertura dell’Opec ha lasciato indifferente Piazza Affari dove Eni ha chiuso invariata (-0,25% a 16,04 euro).
Ma ieri per il «cane a sei zampe» è stata una giornata importante anche dal punto di vista istituzionale. Al Quirinale il presidente Giuseppe Recchi e l’ad Scaroni hanno consegnato, alla presenza del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, gli Eni Award 2011, il premio per i ricercatori che si distinguono nel settore energia e ambiente.

Nel campo delle rinnovabili si è aggiudicato il riconoscimento il biochimico Gregory Stephanopoulos, del Mit, che ha messo a punto batteri geneticamente modificati per trasformare le materie prime in idrocarburi. Come giovani ricercatori sono stati premiati Simone Gamba, del Politecnico di Milano, e Fabrizio Frontalini, dell’Università di Urbino.

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