Eni chiude l’offerta in anticipo Alle famiglie titoli per 2 miliardi

Già dalla pubblicità televisiva con Massimo Ghini, che qualche mese fa ha interpretato Enrico Mattei nella serie tv della Rai, era chiaro il taglio «pop» dell’emissione obbligazionaria dell’Eni. I piccoli risparmiatori hanno risposto con entusiasmo e l’azienda guidata da Paolo Scaroni ha anticipato a ieri la chiusura dell’offerta, rispetto alla data prevista del 3 luglio, spiegando che l’ammontare massimo delle obbligazioni (2 miliardi di euro, raddoppiato solo pochi giorni fa) era già stato interamente collocato. Ma tanto successo potrebbe farsi sentire sulla convenienza del titolo.
In effetti da tempo non si vedeva una nuova emissione con queste caratteristiche, cioè veramente acquistabile da chiunque: bisogna risalire al bond Enel del 2007. Taglio minimo, limitazioni legali alla circolazione in Italia e offerte riservate agli investitori istituzionali, hanno lasciato il pubblico dei piccoli risparmiatori all’asciutto di novità per circa due anni.
La corsa ad accaparrarsi i bond del Cane a sei zampe ha dimostrato l’interesse che regna tra le famiglie per titoli dal buon nome, come appunto Eni, capaci però anche di dare qualche brivido in più rispetto ai titoli di Stato. Le obbligazioni societarie sembrano fornire in questa fase di mercato il mix ideale tra rischio e rendimento. Le grandi aziende sono tornate ad emettere con decisione ed Eni, con il suo titolo a sei anni, ha permesso anche ai piccoli risparmiatori di partecipare a questo boom.
Per la tranche a tasso fisso la cedola del bond sarà calcolata sul tasso di riferimento (il mid swap a 6 anni) più un premio compreso tra lo 0,85 e l’1,35%. «Considerata la forte domanda si può fare l’ipotesi più prudente. In quel caso le valutazioni sarebbero adeguate, anche se non particolarmente generose» commenta Muro Vittorangeli di Allianz Global Investors Italia, che definisce l’investimento «interessante» con uno spread di almeno 95-100 punti base. Un altro fattore potenziale di rischio potrebbe nascondersi nelle alte commissioni pagate da Eni alle banche collocatrici (Unicredit e Imi), quasi 30 milioni di euro, pari all’1,5% dell’intero prestito. Una cifra che - si ipotizza - potrebbe riflettersi negativamente sul rendimento che l’azienda pagherà ai sottoscrittori, nell’ambito della forchetta annunciata. «Una cedola lorda sotto il 4% per il tasso fisso sarebbe comunque deludente» dice Angelo Drusiani di Albertini Syz.
Le proiezioni sui rendimenti (in attesa dei dati ufficiali nei prossimi giorni) collocano il bond Eni sostanzialmente in linea con titoli simili presenti sul mercato italiano e un po’ sopra i rendimenti dei principali gruppi petroliferi europei.
Non va dimenticato che si riscontra la tendenza ad una stabilizzazione, se non addirittura a un rialzo nel medio periodo, dei tassi di interesse (la Bce ha probabilmente interrotto la fase di riduzione del costo del denaro). E questo rappresenta sicuramente un fattore positivo per il piccolo investitore.

D’altra parte la forte domanda registrata sul bond Eni in fase di collocamento presumibilmente continuerà in futuro sul mercato secondario: possibile che la pressione sui rendimenti sia destinata a continuare, contribuendo a tenerli schiacciati ancora per molto.

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