Eric Knight, padre del fondo americano Knight Vinke che possiede l1% di Eni, cerca un punto dincontro sul braccio di ferro in corso per ottenere lo spin-off della rete del gas del gruppo. In una lettera dell8 febbraio, Knight si dice «rassicurato» sul fatto che lad Paolo Scaroni ha detto che Eni ha una posizione «non dogmatica» sulleventuale scorporo dei gasdotti internazionali e dei business regolati raggruppati in Snam. Il fondo si sofferma poi sulle «presunte sinergie» tra lattività di esplorazione e il trading, citate da Scaroni, dicendosi disposto a «riesaminare la situazione» a patto di quantificarne lincidenza. «Il valore finanziario di questa branca è valutabile, allinterno dellazione Eni, a soli 2,5 euro per azione, il che rappresenta meno del 10% del valore che Eni avrebbe dopo la ristrutturazione», sostiene Knight. Secondo il fondo Usa, lo spin-off completo della parte gas, farebbe invece emergere un valore di 50 miliardi e anche lo scorporo della sola «Netco» (gasdotti e Snam, senza il trading) farebbe emergere gran parte di questo valore. Ieri su Affari & Finanza, Knight diceva di avere il supporto di 700 azionisti Eni pari al 25% del capitale. Il fondo, che non vuole dare battaglia in assemblea, avrebbe ottenuto un confronto con Scaroni a marzo.
In Borsa lidea dello split tornata a piacere e il titolo Eni ha chiuso in rialzo del 2,37% a 16,3 euro, con il petrolio sopra i 71 dollari al barile. Intanto per il Cane a sei zampe cala definitivamente il sipario sullavventura ugandese. In un comunicato Heritage conferma che il 50% dei pozzi nella zona del lago Albert sarà acquisito da Tullow Oil.