Roma

Ennesima bocciatura per il piano di rientro: ecco le critiche del sindacato dei medici ospedalieri

Semaforo rosso per il piano di rientro sanitario della Regione. A decretare la sonora bocciatura è stata l’Anaao-Assomed del Lazio. Nel corso di un’infuocata tavola rotonda in un hotel romano - condita da un clamoroso blitz del personale del San Giacomo, entrato a dibattito in corso, contro il presidente Marrazzo, ricoperto di insulti per la chiusura del nosocomio e per la mancanza di dialogo - l’Associazione dei medici dirigenti ha tirato fuori dal cilindro un decalogo per il risanamento e lo sviluppo della sanità laziale.
Il j’accuse dei camici bianchi parte dall’assunto che rispetto al miliardo di euro e rotti di risparmio di spesa programmato per il 2008 dall’amministrazione regionale, fino a oggi l’efficacia dell’azione di contenimento è stata solo del 51%, pari a circa 580 milioni di euro. Dieci punti quelli stilati dall’Anaao-Assomed che toccano i principali nodi sanitari: dal commissariamento delle attuali direzioni delle aziende sanitarie per rendere più incisiva e semplificare la catena amministrativa alla riqualificazione delle strutture ospedaliere, pubbliche e soprattutto private, inefficienti; dal potenziamento dell’attività territoriale, lasciando alla rete ospedaliera solo le prestazioni di emergenza e di elezione alla revisione delle tariffe per la remunerazione delle prestazioni che, quando occorre, vanno ridotte. «La rete ospedaliera soffre di un eccesso di offerta. Un ridimensionamento notevole richiedono anche i policlinici universitari, 5 in tutto a Roma, una quantità che non ha eguali, che incidono sui costi totali delle prestazioni per il 17% - sottolinea Donato Antonellis, segretario regionale Anaao-Assomed - Appaiono del tutto inadeguate le misure della Giunta incentrate sulla riduzione delle Asl da 8 a 3, operazione in corsa che non può determinare risparmi».
A finire nel mirino dei medici dirigenti sono alcune spese «inconsuete». I policlinici universitari Gemelli e Campus Biomedico sono stati per esempio finanziati per il 2008 per le attività di didattica e ricerca con una quota del 20%, superando la quota di altri policlinici italiani. Occorre inoltre, stilare patti con le strutture private, comprese quelle religiose, che avrebbero raggiunto livelli molto alti di spesa senza subire, a differenza del pubblico, alcun ridimensionamento. «Ammonta a soli 51 milioni la riduzione di spesa operata sul comparto privato che eroga prestazioni sanitarie contro i 364 milioni previsti dal piano» puntualizza Antonellis.

Per non parlare delle spese per l’acquisto di prodotti farmaceutici da parte delle Asl che invece di diminuire hanno visto un incremento di 110 milioni».

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