Ennio Morricone: "La mondanità? Preferisco comporre"

Vita sana: "Mi sveglio all’alba; faccio ginnastica e poi suono. E sto lavorando alla nuova fiction di Negrino"

Ennio Morricone: "La mondanità? Preferisco comporre"

Ennio Morricone, romano, 82 anni, è la stella di prima grandezza della musica da film. Ha scritto quasi 500 colonne sonore durante mezzo secolo di carriera: ripercorso nella autobiografia Lontano dai sogni. Stasera, Roma rende omaggio al compositore bifronte: leggenda della colonna sonora ma pure autore di musica assoluta, cioè svincolata dal set. L’Orchestra di Santa Cecilia, diretta da Antonio Pappano, esegue infatti la cantata (quindi extracinema) Vuoto d’anima piena, all’Auditorium Parco della Musica. Morricone è un uomo tanto affabile quanto restio a raccontarsi: un uomo d’azione anziché di parole. La sua vita ha orbitato nel mondo del cinema, ma non è stata glamour. Niente red carpet. Semmai, è la vita disciplinatissima d’un soldato (dell’arte), centrata sull’atto del comporre. E questo vuol dire sveglia alle 4.30 del mattino, ginnastica, lettura dei giornali. Alle 8.30 in punto, festivi inclusi, Morricone è alla scrivania della sua bella casa di Roma pronto per scrivere.
Chiude questo 2010 con un grande direttore e orchestra che eseguono la sua musica nella sua città. Che effetto le fa?
«Sono molto felice, anche perché stimo molto Pappano».
In febbraio corrono i 50 anni di carriera. Come li festeggerà?
«Lavorando, come ho sempre fatto. Cioè non festeggio».
Non è tipo da feste e mondanità.
«Non mi ha mai interessato la mondanità. E alzandomi all’alba la sera preferisco andare a letto presto».
A cosa sta lavorando?
«A una serie di film tv di Alberto Negrin».
E dopo?
«Si vedrà. Mi piace concentrarmi sulle cose che sto per fare».
Metodo di lavoro per cui rinunciò ad Arancia meccanica.
«Stavo preparando con Sergio leone Giù la testa. E Kubrick voleva che andassi a Londra a registrare, io invece volevo stare a Roma».
Cosa pensa quando la mente vola a Leone?
«Alla sua sete di perfezione, quasi maniacale».
Eravate compagni di scuola. Corretto?
«In terza elementare. Ma a dire il vero non ricordo nulla».
Come è cambiato il cinema negli ultimi decenni?
«C’è un problema, ora mancano i soldi, e poi la tv ha assorbito parte dell’utenza interessata al cinema. I registi bravi esistono ancora, eccome. Anzi, sono tanti».
Qualche nome?
«Penso a Tornatore, a Stefano Reali. Basta, non ne cito altri per non dimenticarne qualcuno».
A proposito di grandi registi-attori: Clint Eastwood. Fu lui a consegnarle l’Oscar. In che rapporti siete?
«Ci siamo visti due volte, ma lo considero amico. Pensi che il giorno prima della sera degli Oscar, venne a salutarmi all'Istituto italiano di Cultura».
Lei nasce trombettista, come suo padre.

Si spiegano, dunque, i memorabili assolo di tromba? Il Triello del Buono, il brutto, il cattivo, per esempio.
«No, io sono democratico, non è che per una personale passione vado a sacrificare gli altri strumenti. Ho sempre cercato di dare spazio a tutti».

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