
Dunque: fino a poco tempo fa uno faceva una ricerca su Google e Google era il migliore motore di ricerca perché trovava risultati migliori. Mi ricordo ancora quando lo usai per la prima volta, quando ero abituato a Virgilio, Libero, Altavista, Altamedica (ah no, questo è un laboratorio di analisi vicino casa mia), e tutti i motori di ricerca dell’epoca. Era agli inizi del duemila. Google sbaragliò in pochissimi anni ogni altro motore di ricerca grazie al suo portentoso algoritmo, indicizzava meglio e con criterio, e presto divenne l’unico motore di ricerca usato da tutti. Il funzionamento di base, va da sé, era lo stesso, ma estremamente più potente e preciso.
Non sto raccontando la storia di Google a caso, la ragione è ciò che Google sta diventando come motore di ricerca. Prima tu entravi nel sito, qualunque fosse il sito, un giornale per esempio, e ovviamente il giornale guadagnava dalla pubblicità, un meccanismo semplice e virtuoso: io scrivo, tu leggi, Google ti porta da me, io monetizzo il traffico. Adesso però si sta verificando un enorme cambiamento, forse ve ne sarete accorti: Google non ti porta più da nessuna parte, ti risponde lui direttamente, con quei riassunti generati dall’intelligenza artificiale che stanno sempre in cima, e la maggior parte degli utenti non ha più bisogno di cliccare da nessuna parte.
La funzione si chiama AI Overview, in sostanza è una pappetta sintetizzata: cerchi una cosa, Google la prende dai contenuti dei siti (in cui l’AI entra tranquillamente), li ricompatta, e te la serve già digerita. Risultato: gli utenti non entrano più nei siti, i siti non fanno più visite, e quindi non fanno più soldi, e i siti sono economicamente fondamentali per moltissime aziende, soprattutto quelle che producono informazione, ma non solo. È un’economia che si autodivora: i giornali, i blog, i forum, le guide pratiche, tutto ciò che dava sostanza al web viene cannibalizzato, perché Google campa di ciò che gli altri producono mentre toglie a quegli stessi altri la possibilità di produrlo ancora. Uniteci anche le AI, che cercano per voi senza generare traffico utile per un editore, e les jeux sont fait.
Gli editori parlano di cali di traffico anche del cinquanta per cento, e non è un dettaglio, piuttosto la differenza tra restare in piedi o licenziare metà redazione. Google, va da sé, ti dice che non è vero, che i clic complessivi non calano e anzi la qualità aumenta (ma se non entro più in un sito, aumenterà solo la qualità del riassunto dell’AI, per ora).
Qualcuno intanto promette contromisure: useremo i protocolli giusti, i meta tag che vietano lo snippet, i robots.txt con il flag “Google-Extended” per bloccare i crawler dell’AI. Tradotto: cercheremo di impedire a Google di leggere i nostri articoli per usarli nelle sue sintesi. Come dicono a Roma: ciao core.
Insomma: Google non è più un motore di ricerca, è diventato la destinazione finale, l’inizio e la fine della navigazione, mentre il web attorno si svuota e perde voci, perde sfumature e perde quella pluralità che era l’unico motivo per cui internet aveva senso.
Tuttavia la mia domanda non è se sia più comodo avere la risposta subito (certo che è più comodo, anche lì però occorre sempre verificare la sintesi per avere una risposta seria), la domanda è: cosa riassumerà Google, quando non ci sarà più niente da riassumere?