
In un mercato musicale sempre più in crisi, l’annuncio del principale servizio di streaming potrebbe ridare entusiasmo al settore in un momento complicatissimo. Dopo anni di ritardi e annunci a vuoto, nelle prossime settimane Spotify inizierà ad offrire i file audio in formato lossless, un balzo in avanti in quanto a qualità audio che renderà le canzoni indistinguibili da quelle di un cd. La società svedese, ansiosa di conservare la leadership nel settore, offrirà questi file a tutti i clienti a pagamento, senza i sovrapprezzi temuti da molti utenti. Vediamo quindi di cosa si tratta e quando questa importante novità sarà disponibile anche in Italia.
Come funzionerà il lossless
L’annuncio della società svedese pone fine ad oltre quattro anni d’attesa, visto che l’ipotesi di un abbonamento extra che consentisse di accedere a questi files di qualità superiore era arrivato nel 2021 ma è comunque un modo per Spotify di avvicinarsi ai principali concorrenti. Da qualche anno, infatti, sia Apple che Amazon includono la qualità lossless nei loro pacchetti standard. Visto che Spotify è disponibile in tutto il mondo, l’accesso ai files ad alta qualità è stato scaglionato da qui ad ottobre: i primi utenti a poter usufruire di questa funzione saranno quelli dei mercati principali, Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Giappone, ma l’Italia dovrebbe seguire a breve. I singoli utenti con abbonamento Premium riceveranno una notifica appena il servizio sarà disponibile ma dovranno attivarlo manualmente.

La procedura è piuttosto semplice: basterà accedere alle impostazioni del proprio profilo e cliccare sulla sezione “Qualità dei media”. Oltre alle attuali opzioni, che limitano la qualità dei files Mp3 a 320 kbps, sarà disponibile anche l’opzione lossless: questi files useranno lo standard Flac a 24 bit e 44.1 kHz, esattamente le caratteristiche di un normale cd. L’ascolto sarà disponibile su smartphone, desktop e tablet ma anche su molti dispositivi audio delle principali marche se compatibili con Spotify Connect. Alcuni fanno notare come il lossless di Spotify non sia la stessa cosa dei file Hi-Res disponibili, ad esempio, su Apple Music, ma questi file ad alta fedeltà richiedono spesso hardware specifico e piuttosto costoso per essere ascoltati.
Una scelta forse obbligata
L’idea di offrire ai clienti a pagamento di Spotify un piano dedicato all’alta fedeltà audio era stato annunciato la prima volta nel 2021 ma l’azienda svedese si era vista sorpassare prima da Apple Music con il suo Spatial Audio e poi da Tidal e Amazon Music, che hanno incluso i files ad alta qualità senza costi aggiuntivi. Spotify aveva fatto circolare dettagli su piani più costosi dedicati agli audiofili per verificare la possibilità di incassare più soldi ma, alla fine, non se n’è fatto di niente. Le reazioni ostili all’ipotesi di un costo extra per il lossless ad inizio 2025 hanno convinto Spotify ad offrire il servizio a tutti i clienti a pagamento.

In realtà la scelta dell’azienda è stata anche causata dalle tante controversie che hanno coinvolto sia il fondatore Daniel Ek, finito nel mirino della critica per aver investito in un’azienda che si occupa di droni militari ma anche le polemiche con gli artisti, furiosi per i tagli alle royalties che gli vengono garantite dalla piattaforma. Con il trend #BoycottSpotify che sta diventando sempre più popolare, la lista di artisti che hanno deciso di abbandonare Spotify si sta allungando giorno dopo giorno. Resta da capire se questa mossa, volta ad ingraziarsi gli utenti a pagamento, sui quali Spotify conta sempre di più visto il calo degli incassi legati alla pubblicità, basterà per evitare che le defezioni continuino.
Un modello sempre più in crisi
Se da un lato Spotify dichiara di avere 696 milioni di utenti, 276 milioni dei quali sono abbonati alla versione Premium, la scelta di diversificare l’offerta puntando sempre di più sui podcast audio e video, a partire dalla superstar Joe Rogan, non ha dato i risultati sperati. Se la leadership di mercato non è in dubbio, la reputazione del servizio con gli utenti è stata scossa più volte negli anni da problemi, disservizi e troppe polemiche. Molti analisti fanno notare come includere il lossless nel pacchetto a pagamento sia una mossa arrivata con anni di ritardo rispetto ai concorrenti: visto che le vendite dei supporti fisici sono ormai ai minimi termini, l’alta qualità è considerata un requisito standard per sempre più appassionati di musica.

La notizia arriva dopo il venerdì nero di Spotify nello scorso luglio, quando le azioni della società svedese sono crollate dell’11% dopo che i risultati del secondo trimestre sono stati molto inferiori alle previsioni. Nonostante un aumento del 10% del fatturato rispetto al 2024, i profitti sono precipitati da 225 milioni d’attivo a ben 86 milioni di perdite.
Spotify ha spiegato questi risultati deludenti con l’aumento dei costi relativi al personale, al marketing oltre a 115 milioni di euro per “costi sociali”: le previsioni degli analisti sul terzo trimestre dell’anno sono altrettanto problematiche, tanto da far pensare che l’azienda potrebbe offrire in futuro i files ad alta fedeltà come pacchetto aggiuntivo. Resta da capire quanto appetito ci possa essere, considerato come molti utenti siano stanchi dei troppi abbonamenti e stiano abbandonando i servizi di streaming.