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Il terremoto di PlayerInside: una scelta che vale più di mille polemiche

Dopo il caso di Falconero, due youtuber molto più radicati e noti hanno preso una posizione che cambia le carte in tavola

Il terremoto di PlayerInside: una scelta che vale più di mille polemiche
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«È giusto che chi recensisce videogiochi sia partner delle stesse aziende che li producono?», è da qui che parte tutto, da una domanda buttata lì e che ha colpito streamer e youtuber o content creator come si chiamano oggi (sono tutti creator, vabbè) di aprire un cratere nella loro bolla. D’altra parte immaginate se io, come scrittore, nel momento in cui recensisco un libro fossi pagato da chi lo pubblica, che credibilità avrei? Immediatamente all’epoca (pochi mesi fa) la community si è riversata su di lui come se avesse osato violare un patto non scritto, o più che violare un patto sputare nel piatto dove mangiano tutti, quel galateo di silenzi e convenzioni che tengono insieme recensori, youtuber, influencer, publisher e quella nebulosa zona grigia in cui tutto è contenuto e niente è veramente dichiarato.
Le acque dei creator digitali si erano appena calmate, anche perché tutti in questo tempo hanno cercato di soffocare la discussione, di minimizzare, di ridurre Falconero a un moralista irritante che rovina la festa, e succede la cosa che nessuno si aspettava, entrano in scena loro, Raiden e Midna, cioè PlayerInside, non due sconosciuti che vogliono fare gli eroi indipendenti, non i piccoli puristi privi di sponsor e quindi liberi di parlare per mancanza di tentazioni, ma due fra i creator più grandi, più strutturati e più radicati nella scena, quelli che davvero rappresentano una parte importante del pubblico videoludico italiano. L’altro giorno (credo l’altro ieri) hanno pubblicato un video bomba, è coraggiosissimo, dove dicono, con quella calma che taglia più di qualsiasi indignazione, che vogliono rinunciare alle sponsorizzazioni, che preferiscono tornare a un modello più pulito e trasparente e beh, hanno lasciato tutti con la bocca aperta, e per vedere uno youtuber ammutolito pagherei (anzi, dopo vado a fargli una donazione, perché come diceva Pavese “le cose gratuite sono quelle che costano di più, costano lo sforzo necessario a capire che sono gratuite).
Improvvisamente la discussione non è più “ha ragione Falconero o no?”, diventa “se perfino loro scelgono di farlo, allora il problema esiste davvero”, perché Raiden e Midna, senza voler impartire lezioni a nessuno, hanno mostrato all’intero ambiente ciò che significa prendersi la responsabilità del proprio ruolo, del proprio seguito, della propria credibilità, quella credibilità che si perde in un attimo e che si ricostruisce solo con scelte visibili, le dichiarazioni di principio lasciano il tempo che trovano, e in genere continuano a trovarlo nei bonifici delle aziende.
Insomma: mentre tutti si affannavano a difendere il sistema riducendo la questione a un capriccio ideologico e prendendo il povero Falconero come il capro espiatorio nero, proprio quelli che dal sistema avrebbero tratto più vantaggio hanno deciso di mettersi di traverso e dire basta, e quel basta, detto da loro, pesa moltissimo, pesa come una lezione involontaria che costringe tutti gli altri a guardarsi allo specchio o nella webcam e a chiedersi quanto sia ancora possibile fingere di non vedere il conflitto d’interessi mentre ci si nuota dentro ogni giorno fingendo l’imparzialità, una finzione che è diventata una seconda pelle.


Alla fine resta questo: Falconero, eroe solitario e ribelle, con una domanda ha fatto crollare la facciata e due creator importanti e strutturati e storici e belli (ok, ho un debole per Midna ma anche Raiden non è male, e non sarà certo geloso di me, scrittore vecchio e stanco) hanno rimesso insieme il discorso pulito con una scelta durissima e non obbligata da nessuno. Una scelta che a volte arriva quando meno te l’aspetti e che, proprio per questo, colpisce più forte. Che vi devo dire, bravi davvero raga.

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