Entro otto mesi chiusi i primi tre campi rom

Solidarietà e legalità. Sulla «scottante» questione dei nomadi il Campidoglio si sta muovendo su questo doppio binario. Riuscirà la giunta Alemanno ad averla vinta, lì dove hanno fallito le precedenti amministrazioni capitoline? La risposta si avrà solo dall’evolversi dei fatti. Quel che è certo è che il piano nomadi, predisposto dal prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro, in qualità di Commissario straordinario per l’emergenza nomadi nel Lazio, in collaborazione con il Campidoglio, sta cominciando a cogliere i primi frutti.
L’assessore alle Politiche sociali, Sveva Belviso, ha promesso che entro fine ottobre si riuscirà a chiudere almeno il 50 per cento dei primi 3 (di 9) campi ad oggi «tollerati»: Casilino 900, Tor de’ Cenci e La Martora. Per questi campi, che presentano un elevato tasso di pericolosità, il destino è segnato: la chiusura definitiva è infatti programmata per il primo semestre 2010. Gli altri 6 campi «tollerati» che la giunta Alemanno ha previsto di smantellare sono nell’ordine: Baiardo, Foro Italico, Monachina, Arco di Travertino, Spellanzon e Sette Chiese. A questi si aggiungono i Villaggi di Naide e Dameda, sgomberati entrambi il 27 luglio scorso.
L’operazione complessiva è quanto più di mastodontico ci possa essere. Dagli oltre 100 siti nomadi attuali - più di 80 insediamenti abusivi, a cui si aggiungono più di 10 campi «tollerati» e 7 villaggi attrezzati - sforbiciata dopo sforbiciata si passerà, nelle intenzioni capitoline, a soli 13 villaggi autorizzati: Nuovo Villaggio A, Nuovo Villaggio B, Salone, Gordiani, Camping River, Castel Romano, Candoni, i 2 delocalizzati, cioè pronti ad essere trasferiti in nuove aree, Cesarina e Lombroso, i 3 in fase di ristrutturazione, Ortolani, Salviati e La Barbuta. Infine, sarà realizzata una struttura di transito di 600 posti, 400 dei quali saranno fissi e 200 destinati all’accoglienza dei nuclei in attesa di collocazione.
Nei campi di Salone, Gordiani, Camping River e Candoni i lavori, iniziati da qualche mese, sono quasi in dirittura d’arrivo. Per l’area di Castel Romano, che vedrà ridotti gli ospitanti da 1200 a non più di 650 - numero che rappresenta il tetto massimo di ciascuno dei 13 villaggi autorizzati - si dovrà attendere qualche mese in più, visto che gli operai hanno appena iniziato a muoversi. «Gli interventi di ristrutturazione riguardano la perimetrazione dell’area del villaggio, il livellamento della sede stradale, l’adeguamento degli impianti fognari, elettrici, di illuminazione ed idrici, la manutenzione delle unità abitative lesionate e l’installazione di eventuali nuove unità abitative - ha spiegato l’assessore capitolino alle Politiche sociali, Sveva Belviso - All’interno dei campi saranno inoltre realizzati presidi di vigilanza e socializzazione».
Il tetto massimo di persone da accogliere è stato fissato dal Campidoglio in circa 6mila unità, che vuol dire una diminuzione di 1100 nomadi rispetto ad oggi. Dal censimento effettuato dalle forze dell’ordine da febbraio a giugno nei 7 villaggi attrezzati del Comune risultano presenti 2.241 nomadi mentre il 25 percento si è reso irreperibile. I circa 700 posti lasciati dalla popolazione nomade che ha rifiutato il censimento saranno utilizzati per le ricollocazioni, sulla base delle compatibilità etniche, di chi proviene dai campi interessati allo sgombero.

La stima delle presenze nei campi «tollerati» è pari a 2.700 persone mentre per gli insediamenti abusivi se ne calcolano circa 2.200. Una moltitudine da sistemare. Per il Campidoglio sarà difficile dormire sonni tranquilli.

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