Gianni Mozzo
Tra tutte le epatiti, quella di tipo C è la più temibile, non solo perché nella maggior parte dei casi è povera di sintomi ma anche perché - curata tardi o curata male - evolve, in almeno 60 casi su cento, verso la cirrosi e può diventare lanticamera del carcinoma epatico.
Un recente provvedimento dellEmea, che è la Commissione europea per il farmaco, dà molte speranze ai malati di epatite cronica C con genotipo 1: riduce in sostanza della metà (da dodici a sei mesi) il tempo di trattamento di questa grave patologia, a condizione però che la carica virale sia piuttosto bassa.
«Questa importante decisione» spiega il professor Massimo Colombo, cattedratico di gastroenterologia dellUniversità di Milano e direttore del prestigioso Journal of Hepatology, «fa seguito a uno studio clinico condotto in Germania dal professor Zeuzem su 235 pazienti portatori di epatite C con bassa carica virale. Tali pazienti, trattati per 24 settimane con unassociazione di peginterferone alfa 2b e ribavirina, dopo quattro settimane offrivano una risposta virologica sostenuta: cioè non avevano più nel sangue il virus dellepatite».
Lepatite C è la più diffusa in Europa. In Italia ne soffrono oltre un milione di persone. Se cè un vaccino contro lepatite B non ce ne sono contro la C. Aspettando il vaccino, la terapia più efficace è lassociazione peginterferone alfa-ribavirina. Il primo (che è un interferone legato a una molecola di glicole polietilenica) deve essere assunto con un dosaggio personalizzato, legato cioè al peso corporeo del malato. Ribavirina è un nucleosidico sintetico dotato di attività antivirale ad ampio spettro.
Secondo il professor Antonio Craxi, cattedratico di gastroenterologia nellUniversità di Palermo, «questa abbreviazione del ciclo terapeutico per la cura dellepatite C di genotipo1 riguarderà un terzo di tutti gli infetti. La possibilità di risolvere la malattia dopo poche settimane farà certamente aumentare laderenza alla terapia, in quanto proporrà cicli di cura molto personalizzati». Lintroduzione di questo ciclo terapeutico abbreviato riguarda i 25 paesi che fanno attualmente parte dellUnione Europea, più la Norvegia e lIslanda. Secondo Robert Spiegel, direttore dellistituto di ricerca Schering-Plough, questo gruppo è orgoglioso di avere proposto la posologia ottimale e il protocollo più adatto ai malati di epatite C. Ecco la sua opinione: «Curando subito e curando meglio questa malattia, che colpisce soltanto in Europa 10 milioni di persone, eviteremo molti trapianti di fegato, casi di insufficienza epatica e di cirrosi». Le percentuali di guarigione, oggi, sono molto più alte che in passato.
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