Epifani a Brunetta: "Ci ascolti o salta tutto"

Dopo lo strappo col ministro, il leader della Cgil riapre al governo: "Siamo un sindacato che non si chiude, ma che si propone. Per questo dobbiamo ritornare a sporcarci le mani". Ma Bonanni: "Sbagliato fare questo casino prima di verificare che cosa propone il nuovo ministro"

Epifani a Brunetta: "Ci ascolti o salta tutto"

Roma - Dopo l’abbandono del tavolo per la riforma del pubblico impiego, operata ieri dalla Cgil, il segretario del sindacato Guglielo Epifani ha invitato il ministro della Funzione pubblica a convocare subito un tavolo sulle parti normative dei contratti del settore pubblico."Siamo un sindacato che non si chiude, ma che si propone, accettando i rischi, di riconquistare un modello valido per tutti, che vuole contrattare di più e che, per quanto riguarda se stesso, si rende più trasparente nella rappresentatività e più democratico".

La retromarcia della Cgil Nel duro confronto con Palazzo Chigi il sindacato si prepara allo sforzo di estendere il secondo livello di contrattazione che, per la Cgil, è "l’elemento capace di riunificare quello che la riorganizzazione del ciclo produttivo e le scelte aziendali spesso dividono e contrappongono e per intervenire nella condizione della prestazione di lavoro, nella sua sicurezza, nei tempi e negli orario, nella esigibilità dei diritti". Ed è proprio da qui, dunque, da questa dimensione territoriale che il sindacato deve tornare a operare: "Lì dobbiamo ritronare a sporcarci le mani", ammonisce ancora Epifani. Perché lì ci sono "le radici della rappresentanza, della discriminazione di genere e dei diritti, del tentativo di contrapporre gli interessi degli uni a quelli degli altri".

La contrattazione con il governo "Nel pubblico impiego e nella scuola il governo deve passare dalla propadanda ai fatti, discutere gli aspetti della riforma con noi, confrontarsi sul memorandum, assicurare i finaziamenti necessari alla tornata contrattuale apertasi con quest’anno e chiudere quei contratti vecchi che si trascinano senza una soluzione". Epifani lancia il proprio "ammonimento" al ministro della Funzione pubblica per dirgli che la Cgil "non è né per la conservazione né - peggio - per la difesa del non lavoro". "Anche per noi chi froda, chi viene meno ai suoi doveri, non può essere difeso", ha continuato sottolineando la volontà di opporsi "a una raffigurazione caricaturale del lavoro pubblico, a campagne qualunquistiche che fanno di ogni erba un fascio".

Detrazioni per pensioni e salari Le elezioni politiche dello scorso aprile sono state un "vero terremoto" e il quadro che l’Italia ha di fronte non rassicura, a partire dai primi provvedimenti assunti dal governo su sicurezza e fisco. Epifani, che ribadisce le sue perplessità sui tagli Ici e sulla detassazione degli straordinari, punta sulle detrazioni fiscali per dipendenti e pensionati ritenendo necessario un intervento da 5-6 miliardi che consenta mediamente di rafforzare le retribuzioni di 400 euro. "La situazione impone intervente fiscali marcatamente redistributivi dell’ordine di 5-6 miliardi di euro, attraverso il fisco, con un rafforzamento e una rimodulazione delle detrazioni a favore del lavoro dipendente e delle pensioni", ha detto Epifani. Tale misura, da definire in Dpef e poi in Finanziaria, consentirà "un rafforzamento delle retribuzioni di circa 400 euro nella fascia di maggior addensamento del lavoro dipendente". Il leader della Cgil ritiene che occorra poi "rafforzare gli interventi di riduzioni fiscali sul salario di produttività riprendendo il meccanismo individuato nel protocollo del 23 luglio (23% fino a 400 euro) oppure individuando due o tre cedolari a seconda della fascia di reddito". Epifani ha ricordato che già la Confindustria ha chiesto al governo nuovi sgravi fiscali per le imprese. "Se non temiamo ferme le nostre priorità difficilmente la politica di bilancio troverà le risorse per salari e pensioni al di là dei tagli che si preannunciano nella spesa pubblica - ha ammonito Epifani - già oggi il finanziamento di Ici e straordinari è avvenuto sottraendo risorse a spese e investimenti importanti e i fondi per il ponte sullo stretto sono oggi nuovamente ricollocati a seguito delle scelte fatte dal nuovo governo".

Secco "no" al reato di clandestinità La Cgil boccia, infine, la norma che prevede il reato di immigrazione clandestina. Non ha usato mezzi termini il leader della confederazione di corso Italia per criticare il disegno del governo: "Il reato di immigrazione clandestina , che i sondaggi dicono essere olto condiviso dai cittadini, non ci trova d’accordo. Qui si passa il confine tra libertà e arbitrio". "È contrario a tutte le norme europee - ha incalzato - alla nostra Costituzione, offende il buon senso perchè rendere reato una condizione qualche volta neanche scleta liberamente". Non solo. "Se applicato, renderebbe ingestibili gli effetti del rispetto delle norme e le conseguenze che ne deriverebbero. Espone il Paese ad un giudizio negativo, lede la nostra immagine - ha concluso - non si tratta di essere più o meno severi, più o meno tolleranti, più o meno rassicuranti. Qui si passa il confine tra libertà e arbitrio".

L'attacco di Bonanni "Fare questo casino prima di verificare che cosa propone il nuovo ministro della Funzione pubblica è sbagliato". In una intervista al Corriere della Sera, il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, critica l’abbandono da parte della Cgil del tavolo per la riforma della Pubblica amministrazione convocato dal ministro Renato Brunetta. Bonanni ritiene necessario entrare nel merito della proposta: "Sollevare un polverone sul metodo rischia di precludere la possibilità di entrare nel merito e alimenta il sospetto che dietro questa mossa la Cgil nasconda la voglia matta di ricominciare a far politica".

Del resto c’è attesa per la riforma: Bonanni ha commentato positivamente le linee guida del piano industriale sulla riforma presentate ieri da Brunetta. "Certo, occorre approfondirle", ha aggiunto ribadendo la richiesta che sulla polemica relativa ai fannulloni "non si faccia di tutta un’erba un fascio".

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