Epifani e Marcegaglia ancora distanti sui nuovi contratti

da Roma

Due ore a colloquio tra Emma Marcegaglia e Guglielmo Epifani per un «incontro chiarificatore». Con l’intento, nemmeno troppo nascosto, di ricomporre i cocci del confronto sulla riforma dei contratti, ripreso la settimana scorsa, ma non sotto i migliori auspici. Sabato, alle resistenze della Cgil, la presidente degli industriali ha risposto evocando l’accordo separato, senza il sindacato di sinistra.
Ieri a Cernobbio, Marcegaglia e il segretario del principale sindacato hanno di fatto ribadito le rispettive posizioni. Marcegaglia ha detto a Epifani che cercherà sino alla fine un’intesa con tutti, ma che poi, in caso di atteggiamenti pregiudizialmente contrari, andrà avanti con chi è disponibile per chiudere a fine mese.
Quindi, come era già successo ai tempi del precedente governo Berlusconi per molti rinnovi di contratti e per il Patto per l’Italia, con Cisl e Uil e senza Cgil. Le mosse di Marcegaglia hanno l’obiettivo di controbilanciare le forti pressioni che Epifani sta subendo dall’ala sinistra della Cgil. Ieri il segretario del Prc, Paolo Ferrero, in un’intervista a Liberazione gli ha chiesto un no preventivo alla proposta che gli industriali presenteranno questa settimana.
Dopo il faccia a faccia di Cernobbio, Epifani ha detto che dirà sì solo se saranno rispettate «le tre condizioni per la tenuta dei salari», cioè il recupero dell’inflazione, «qualità della prestazione e produttività». Un modo per dire che un rafforzamento del secondo livello si può fare, ma solo se non si tocca il contratto nazionale. Posizione incompatibile con la proposta che gli industriali presenteranno questa settimana. Nonostante le premesse, a viale dell’Astronomia prevale un cauto ottimismo.

L’unico rischio è che Epifani sia portato a rompere sui contratti per controbilanciare un «sì» praticamente obbligato, quello su Alitalia. Trattativa delicatissima che, se fallisse, costerebbe il posto a 20 mila persone.

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