Roma

Epurazione dei direttori Oggi il verdetto del Tar

La decisione riguarda i ricorsi di alcuni manager contro la rimozione operata da Marrazzo

Antonella Aldrighetti

Qual è il limite di applicazione dello spoil system? E soprattutto, è legittimo che il governatore della regione Marrazzo licenzi i manager delle aziende sanitarie sotto contratto per imporne di nuovi? Interrogativi ai quali la terza sezione del Tar del Lazio oggi dovrà dare una risposta concreta. È infatti attesa per stamani l’ordinanza sui ricorsi dei dirigenti generali delle Asl della Regione, sostituiti il 16 agosto scorso. I ricorrenti (Domenico Alessio, manager del San Camillo Forlanini, Benedetto Bultrini del San Filippo Neri, Franco Condò dell’Asl Roma E e Patrizio Valeri dell'Asl Roma D) hanno contestato fin da subito la legittimità di un provvedimento che hanno definito di carattere «squisitamente schierato e di bandiera» contestando la legittimità della loro stessa sospensione ritenendo che «lo spoil system applicato dalla giunta Marrazzo non possa applicarsi alle strutture sanitarie perché aziende autonome e solo controllate dalla regione ma non ad essa vincolate». Tesi peraltro sostenuta, proprio nell’udienza di ieri presso la sede della magistratura amministrativa, dall’avvocatura dello Stato chiamata a esprimersi nel merito per incarico del ministero della Funzione pubblica. Fatto che non costituisce un giudizio incontrovertibile ma che certo attesta l’esigenza di applicazione della legge Bindi del 1999, secondo la quale la nomina dei direttori generali dovrebbe intendersi in merito a caratteristiche amministrative e slegata da qualsiasi logica politica. Da aggiungere pure che per i quattro manager in odor di «epurazione» il Tar si era già espresso due settimane fa, decretando un primo stop al provvedimento di decadenza, con una cautelare anticipata d’urgenza «per motivi fondati» rilevando che «ha ritenuto sussistere i presupposti per l'accoglimento della richiesta avanzata a riguardo della gravità e immediatezza del pregiudizio». Motivi che hanno permesso a Domenico Alessio di rimanere in sella perché il pronunciamento è arrivato prima della nomina del suo successore, Luigi Macchitella. Ma dinanzi ai quali la regione Lazio non desiste dall’invocare lo «spoil system plebiscitario» ossia, come spiega Francesco Castiello, legale dei quattro manager ricorrenti, «la contraddizione dialettica sulla decadenza automatica di certi dirigenti entro i 90 giorni dall’insediamento della giunta di centro-sinistra a meno che a costoro non sia presentata la riconferma». Che significa lapidariamente: «Costoro non meritano la fiducia dello schieramento di maggioranza perché si sarebbe incrinato il rapporto di fiducia con i nuovi vertici regionali». Quindi la norma è applicabile alle Asl? «Per noi sì - ha asserito ieri dopo l’arringa conclusiva Gennaro Terracciano, legale della Regione -. Non c’è stata alcuna valutazione negativo del lavoro svolto dai manager Se ci sono delle norme soprattutto scritte da altri, si applicano».

Sì, ma fino a che punto? Perché i contratti che legano i direttori generali alle aziende sanitarie sono di tipo privato e come ha rimarcato Castiello durante l’udienza «una legge regionale non può intervenire in modo lesivo sul titolare». La sentenza di oggi farà giurisprudenza.

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