Centinaia di lettere e un'infinità di casi. Questa primavera vi abbiamo chiesto di raccontarci la vostra storia. Non una storia qualunque, ma quella del vostro rapporto con tasse, cartelle esattoriali e pressione fiscale. C'è un parola con la quale, spesso erroneamente, si identifica la lunga mano dello Stato che dai palazzi romani s'infila direttamente nella tasche dei vostri pantaloni, nel soffietto del portafogli e sotto il vostro materasso. Si chiama Equitalia. Ma è un'etichetta. E come tutte le etichette ha un alto livello di approssimazione e in parte tradisce il contenuto della scatola. equitalia, Esatri, Agenzia delle Entrate sono solo nomi. Che in momenti di crisi economica diventano incubi. Aziende costrette a licenziare, esercizi commerciali che devono abbassare la saracinesca. Le lettere che ci avete inviato sono la radiografia di un Paese che prima di combattere con le difficoltà economiche combatte con la dignità. Con l'incubo di lasciare a casa i dipendenti e l'ignominia di essere insolventi. Perché i conti non si fanno solo col commercialista ma anche con se stessi. E la bancarotta che fa più paura è quella che si rischia la mattina davanti allo specchio. Nelle vostre lettere c'è tutto questo. Il faldone che abbiamo raccolto è pronto per essere portato a Roma, da Attilio Befera o da qualunque dirigente della Agenzia delle Entrate che voglia occuparsene.
E noi stiamo aspettando una risposta. Da mesi. Ma non molliamo. E questa settimana vi racconteremo, passo per passo, il (tortuoso) cammino delle vostre lettere verso Roma. Perché dietro i numeri c'è sempre la carne. E noi non ce lo dimentichiamo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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