Era a Genova il sogno americano

(...) dell'integrità del loro territorio. Certo è che, essendo un popolo di navigatori, commercianti e banchieri, lo stato che essi concepirono fu uno stato con pochissime tasse e scarsa burocrazia in modo da consentire a tutti, anche ai «foresti» di poter «darsi da fare» senza troppi impedimenti. Significativo è il caso dei Durazzo che arrivati a Genova come schiavi albanesi nel 1387 hanno potuto riscattarsi e fondare una delle più ricche e prospere dinastie patrizie genovesi dando alla repubblica ben nove dogi! Me lo lasci dire: l'american dream, il sogno americano, nel medioevo si chiamava Repubblica di Genova, un posto dove tutti potevano lavorare, guadagnare, diventare ricchi, insomma avere la loro occasione. Uno stato, quindi, ben diverso da quello savoino appesantito da ingenti spese di corte e da rilevantissime spese per la guerra, grande passione di quella dinastia guerrafondaia. E per chi avesse dubbi, ricordo due fatti storici. La convenzione segreta che la Repubblica di Genova stipulò nel 1797 con Napoleone per garantirsi (purtroppo invano) l'indipendenza e l'integrità territoriale e la puntuale rivendicazione dei diritti della Repubblica di Genova che venne svolta al Congresso di Vienna fino al punto che nelle istruzioni di Gerolamo Serra all'ambasciatore della Repubblica, Antonio Brignole Sale, si legge: «il Governo ... ha deliberato che non desistiate, per qualunque minaccia o lusinga, dal reclamare l'indipendenza e l'integrità del Genovesato, che la sola violenza ... ha potuto torre a una nazione, la cui indipendenza è tanto antica quanto quella di parecchi e più rispettabili Stati d'Europa ... (e che) la proposizione de' privilegi da accordarsi agli abitanti del Genovesato non porti il nome del nostro Governo, ma sia una semplice carta senza sottoscrizione».

Anche a memoria di questi Genovesi che così fieramente si opposero alla violenza dello straniero, occorre ricusare con forza le posizioni di coloro che, ignorando la Storia, continuano ad insultare i nostri grandi predecessori.
Cordialmente.
Franco Bampi

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