Anche se, ad una prima analisi, Francesco Sedda può apparire in qualche modo succube dell'amico Bartolomeo Gagliano, esecutore materiale dei delitti e titolare di una fedina penale ben più sporca, in realtà la figura del sardo ha un suo potere decisionale nello sconclusionato tandem delinquenziale. Si può affermare che Francesco Sedda, col suo passato di rapinatore, brilla di luce criminale propria, anche se, come si suol dire, non si sporca mai le mani. Dopo questa esperienza, si rende ancora protagonista di un fatto di cronaca nera in Liguria. Nell'estate 1991 approfitta di un permesso concessogli dalla direzione dell'ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia per non presentarsi più e fuggire a Genova.
Qui, il primo agosto, è ingaggiato all'ultimo minuto da una banda di rapinatori per effettuare un colpo alla filiale di Busalla del Banco di Chiavari e della Riviera Ligure.
Alle 15.30 i banditi fanno irruzione nella banca, e sembra che la rapina vada per il meglio, senonché un passante, dall'esterno, si accorge di ciò che sta accadendo e dà l'allarme. Intervengono i carabinieri e si sparano alcuni colpi. Un malvivente cade a terra ucciso, mentre Sedda di rifugia in una rosticceria dall'altra parte della strada, dove per mezz'ora tiene in ostaggio la commessa.
Al colmo della pazzia e della disperazione, Francesco Sedda si taglia ripetutamente un braccio con una lametta da barba, prima di essere catturato e riportato a Reggio Emilia, dove morirà tre anni dopo, all'età di 36 anni.
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