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"Era stanco di fare il pendolare"

Cristoforo Piancone è un terrorista stanco. Il suo avvocato, Riccardo Vaccaro, racconta che non era molto soddisfatto della sua situazione penale: «Viveva la semilibertà come un supplemento di pena. Tutti i giorni doveva infatti spostarsi da Vercelli a Torino, dove lavorava come bidello in una scuola, e poi ritornare a Vercelli in carcere». Piancone si lagnava di essere un pendolare. Tanto da voler cambiare carcere, ma a Torino non poteva andare. Colpa di un particolare non proprio irrilevante che ha a che fare con il suo passato. Il carcere di Torino ha infatti un nome e un cognome: Lorenzo Cotugno. Una guardia giurata uccisa proprio dal brigatista Piancone. Una beffa del destino. Piancone sperava quindi nella libertà condizionale, ma il tribunale di Sorveglianza di Torino la scorsa primavera aveva detto no, confermando però la semilibertà già concessa nel 2004. L’avvocato Riccardo Vaccaro dice: «Non mi risulta vivesse in condizioni di particolare disagio». L’ex brigatista a Torino aveva affittato un appartamento in cui trascorreva le poche ore di libertà quando non lavorava. «L’episodio di Siena mi stupisce molto - dice Vaccaro precisando di non difendere Piancone in quest’ultima vicenda - perché, anche se non si era mai pentito, aveva comunque compiuto un percorso che l’aveva portato, tra l’altro, a versare un milione delle vecchie lire al Fondo assistenza del personale di polizia vittima del dovere».

Un gesto che gli ha consentito di evitare che il supermercato Esselunga di Alessandria in cui, il 4 maggio 1998, aveva cercato di rubare qualche caramella e un paio di slip, si costituisse parte civile.

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