Cronache

Erano 250 e non 1500 i brigatisti in ritirata

Egregio Lussana, il sig. Mario Troviso, nella lettera pubblicata il 3 c.m., scrive che nella notte fra il 23 e il 24 aprile 1945 «1500 fascisti» comandati da Luigi Sangermano e dal federale Faloppa si ritirarono tranquillamente da Genova senza che le squadre partigiane tentassero di ostacolarli. In verità, se i fascisti fossero stati effettivamente 1500, si dovrebbe dar atto ai partigiani di essersi comportati con encomiabile saggezza: la reazione di 1500 militi ben armati sarebbe stata molto diversa da qualla di un piccolo presidio di 15, 20 persone isolate e demoralizzate...!
Il fatto è, però, che la colonna in ritirata non raggiungeva neppure lontanamente il numero di 1500 uomini: si trattava del 2° Btg della 31ª B.N. Silvio Parodi, ossia di circa 250 brigatisti, che si erano concentrati presso il gruppo rionale Tellini, in piazza Tommaseo, ove era stabilito il comando della brigata. E non erano comandati né da Luigi Sangermano, che non aveva incarichi «operativi» nella Brigata, né dal federale Livio Faloppa che qualche giorno prima, essendo stato convocato a Milano dal Quartier Generale, aveva passato le consegne al suo Vice, Vito Spiotta, già comandante del 3° Btg Faloppa si unì alla colonna con la sua auto personale, ma in una località imprecisata (credo vicino ad Alessandria) la lasciò e proseguì da solo verso Milano, riuscendo a raggiungere la città e a salvare rocambolescamente la pelle.
Il 2° Btg mosse dal Tellini verso la mezzanotte del 23 aprile, su mezzi di trasporto piuttosto disastrati: parte dei camion non funzionava ed era rimorchiata da quelli che bene o male (più male che bene) marciavano.
Attraversarono Genova a notte fonda, ad andatura obbligatoriamente turistica, senza che contro di loro venisse esploso un solo colpo di fucile. Saltò però il rendez-vous con 1° Btg, che era partito direttamente da Sampierdarena ed il 2° Btg si trovava, alle 08.00 del mattino del 24 aprile, ancora a pochi chilometri dalla città. La marcia rallentata da un automezzo al quale si spegneva frequentemente il motore; poiché ne trainava uno in avaria già dalla partenza, occorreva staccare il rimorchio e provvedere alla messa in moto «a spinta»... ed il camion era carico...! A sollevare i militi dal gravoso compito pensarono due caccia alleati che mitragliarono i due veicoli distruggendoli. In una magnifica giornata di sole, gli squadristi procedettoro a piedi lungo la Camionale, senza subire ulteriori attacchi aerei né molestie da parte dei partigiani. Nel tardo pomeriggio vennero «recuperati» da un camion inviato da Alessandria ed a notte fonda raggiunsero finalmente quella città.
Ritengo che il sig. Troviso abbia tratto le sue informazioni da un libro intitolato «La Silvio Parodi - Storia della Brigata Nera genovese» che contiene molte inesattezze. In tale libro, ad esempio, si afferma che nel tardo pomeriggio del 23 aprile circa 1500 uomini della Brigata Nera e della G.N.R. si radunarono nel piazzale della Camionale. Non è vero. Nel piazzale si concentrò, presumibilmente, il 1° Btg della Brigata (circa 250 uomini). La G.N.R. ripiegò autonomamente da Genova utilizzando anche un convoglio ferroviario. Sempre nel libro si legge che la 31ª B.N. riuscì ad arrivare soltanto fino a Valenza Po e poi si arrese: è falso. Il 1° Btg trattò la resa a Vigevano ed il 2° Btg, due giorni dopo, a Lomello, sempre con i i partigiani di Vigevano. Alcuni militi, però, non volendo cedere le armi ai partigiani proseguirono con una colonna della San Marco che arrivò, senza sparare un colpo, nei pressi di Abbiategrasso: era il 30 aprile 1945. Il cadavere di Mussolini già appeso a piazzale Loreto. A quel punto la colonna si sciolse.

Vi fu chi trattò con i partigiani e chi, non volendo subire quella che considerava un’onta, se la giocò, «sfangandosela», incredibile a dirsi, anche con l’aiuto di alcuni contadini.

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