Dopo l’attentato dell’11 dicembre 2001 alle Torri Gemelle di New York, anche Milano, come tutte le grandi città europee, si è attrezzata per far fronte a un attacco terroristico. Attentato che, in base alle dichiarazioni di Zouaoui Chokri, terrorista tunisino reo confesso e pentito, aveva già contemplato una serie di bersagli, tra cui la questura e il comando provinciale dei carabinieri. E ancora le stazioni della metropolitana Duomo e Centrale e infine il Duomo di Cremona. Obiettivi da attaccare con una Renault 14 imbottita di esplosivo al plastico C4.
Nascosto dietro un paravento, Chokri ieri in aula ha deposto davanti in Corte d’Assise, al processo nei confronti di sei islamici, tra cui lo sceicco Abderrazak. Il nordafricano ha anche specificato la data scelta per gli attacchi: il dicembre di quattro anni, 27 giorni dopo la fine del Ramadan, mese di digiuno e preghiera per ogni buon musulmano.
Le forze dell’ordine tuttavia non hanno certo atteso le dichiarazioni dell’ex terrorista per predisporre una serie di controlli su un serie di obiettivi a rischio, tra i quali ovviamente anche quelli indicati dal tunisino. Ogni giorno in metropolitana, lungo le banchine e le gallerie, carabinieri, polizia e vigili urbani effettuano controlli accurati che comprendono anche lo svuotamento dei cestini e l’ispezione di ogni locale. Grande attenzione anche a tutte le sedi delle forze dell’ordine. L’accesso al cortile del comando provinciale di via Moscova è da un paio d’anni bloccato da un «dissuasore mobile» e da una sbarra, da rimuovere per far entrare solo veicoli identificati. Nello stesso periodo la questura ha invece ripristinato i due grandi portoni mobili di vetro rinforzato, da aprire solo alle auto con permesso. Inoltre i corpi di guardia hanno l’ordine di far uscire periodicamente nel corso della giornata, almeno un paio di unità per il controllo dell’intero perimetro dell’edificio.
Del resto le forze dell’ordine, in particolare i parcheggi loro riservati, erano stati individuati già nell’estate 2004 come possibili bersagli insieme a luoghi di culto e metropolitana. Era tutto scritto in una circolare riservata del questore Paolo Scarpis, stilata in base alle informative dei servizi segreti italiani e poi inviata ai comandanti dei vari corpi di polizia cittadini. Rispetto alle dichiarazioni di Zouaoui Chokri, la circolare individua anche la fermata Cadorna della metropolitana tra gli obiettivi.
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