Eredità a rischio e gli italiani fanno la fila dal notaio

Felice Manti

da Milano

Dalle parole ai fatti. Gli italiani fanno la fila dai notai per donare i propri beni agli eredi, dopo gli annunci dell’opposizione di voler ripristinare la tassa sui patrimoni e sulle successioni. La soglia sotto la quale non si pagheranno tasse è stata oggetto di un valzer tra i principali esponenti dell’opposizione. Il leader Romano Prodi ha parlato di «250mila euro», poi il suo ufficio stampa aveva precisato che «l’imposta di successione riguarderà solo le grandi fortune». Poi Bertinotti a Ballarò, davanti al presidente del Consiglio Berlusconi, si era detto felice di riportare in auge la vecchia soglia: 350 milioni di vecchie lire, cioè 180mila euro. Una cifra con la quale ormai a Milano non si acquista neanche un monolocale. Ecco perché una buona parte di italiani si sta rivolgendo ai notai prima delle elezioni politiche del 9 e 10 aprile prossimi.
La conferma ufficiale è arrivata con le parole del presidente del Consiglio nazionale del notariato, Paolo Piccoli, che al quotidiano Italia Oggi di ieri ha ammesso: «Nell’ultimo periodo c’è stato un rinnovato interesse da parte dei cittadini per le donazioni, per le quali le richieste hanno subìto un incremento compreso tra il 10 e il 20%, soprattutto a Roma e Milano. E c’è anche più gente che viene a chiedere informazioni».
La conferma ufficiosa del boom di donazioni era arrivata all’inizio della scorsa settimana, quando alcuni organi di informazione hanno intercettato il tam tam tra i notai, alle prese con richieste di informazioni anche 5 volte superiori alla media. Un notaio milanese, che preferisce rimanere anonimo, racconta al Giornale: «Nel mio studio arrivano dalle 3 alle 4 telefonate al giorno di clienti che mi chiedono di donare i propri beni ai figli. Una cifra pazzesca. Nei primi tre mesi dell’anno ne ho già fatti qualche decina, per patrimoni che vanno dai 300mila euro a diversi milioni di euro. A molti dei miei clienti ho suggerito di non procedere alla donazione, per diversi motivi. Ad oggi, la donazione è un atto impugnabile dagli eredi fino a 20 anni dopo la sua stipula (prima i termini erano diversi, 10 anni dopo la morte del donatore, ndr) e dunque chi dona non ha la certezza che la sua volontà venga rispettata, a meno che non ci sia un unico erede, oppure, in caso di più beneficiari, che la donazione assegni ai diversi soggetti beni - perlopiù immobili - in parti pressoché uguali. A molti clienti, per motivi deontologici, ho consigliato di non procedere con un atto di donazione, proprio perché la sua efficacia poteva essere compromessa nel corso del tempo».
Per avere un dato preciso ci siamo rivolti alla Conservatoria di Milano. Anche lì bocche cucite, per motivi di privacy. Ogni atto, ci spiega un geometra che lavora per diversi studi notarili a Milano, «è personale, e quindi protetto. Avere un dato preciso è impossibile, anche perché dalla firma dal notaio alla registrazione passano dai trenta ai quaranta giorni. I dati disponibili, in linea di massima, si riferiscono alla fine di gennaio e, secondo una rilevazione grossolana, sono in aumento a Milano del 15%». Per ogni atto di successione, ci spiega, i notai richiedono una planimetria catastale, che di prassi viene allegata all’atto di successione. Non è obbligatorio, ma è una consuetudine consolidata. Anche sulla richiesta di planimetrie c’è stato un aumento di circa il 20%, ma il dato è comprensivo degli atti di successione per morte del donatore, non per donazione diretta».
I notai stanno lavorando anche sulla nuova legge che regola il Patto per la famiglia. Una delle ultime leggi dell’attuale governo, che prevede il passaggio di beni mobili e immobili (dalla casa al pacchetto di azioni di una o più società) dal capofamiglia agli eredi. «Anche quest’atto - ci spiega il notaio milanese - è impugnabile, per gli stessi motivi dell’atto di successione». Il principio è che gli eredi debbano rispettare le volontà che il capofamiglia ha deciso per la futura gestione del patrimonio aziendale e serve anche per tutelare gli altri eredi, quelli che hanno scelto un altro lavoro, un’altra professione. È un vero e proprio «statuto» della famiglia che, nel momento in cui viene accettato e sottoscritto, non dovrebbe lasciare più spazio a situazioni di conflitto tra genitori e figli e tra fratelli, ma anche tra gli altri parenti nel momento in cui a pochi soci-fondatori succedano tanti soci-successori. «Oggi (ieri per chi legge, ndr) a Milano, in via Mecenate, c’è stato un incontro organizzato dal Consiglio nazionale del notariato per discutere dei problemi che questo genere di patto comporta per donatore e beneficiari.

Personalmente - sottolinea il notaio - ho avuto molte richieste del patto di famiglia, e anche in questo caso ho suggerito agli interessati di valutare bene i benefici e le controindicazioni di questa legge».
Felice Manti

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