Eredità Serravalle: è guerra tra Monza e Penati

Il sindaco ds Faglia attacca: «Esprimo pubblicamente riserve sulle scelte»

Eredità Serravalle: è guerra tra Monza e Penati

Gianandrea Zagato

La Provincia di Monza reclama da quella di Milano la sua parte di eredità. Secondo un complicato algoritmo, che considera territorio e popolazione, ai monzesi, entro il 2009, spetta il venti per cento dei beni disponibili. Quindi anche delle partecipazioni di Palazzo Isimbardi, quel «giardinetto» dove ci sono 36.394.210 azioni di Sea, 90mila di Tem, 208mila di Autostrade Lombarde e 68.223.197 di Serravalle (che consente, tra l’altro, a via Vivaio di essere socia di BreBeMi).
Ma Filippo Penati non ci sta. Il presidente della Provincia di Milano non vuole perdere il controllo della maggioranza della società autostradale, vuol tenersi ben stretto quel 52,7 per cento di Serravalle conquistato pagando lautamente l’imprenditore Marcellino Gavio. E così conferisce il suo «giardinetto», Serravalle inclusa, a un’holding, Asam, che fino al luglio scorso si occupava di «servizi acque» ma che, secondo delibera di giunta al voto dell’aula di via Vivaio, si trasforma nella «cassaforte» di Palazzo Isimbardi. Operazione finanziaria che rappresenta per la neonata Provincia di Monza «una colossale fregatura» osserva Forza Italia: «Costituire una holding in cui riversare le nostre partecipazioni compresa Serravalle comporta per Monza di ereditare non le azioni delle società bensì quelle di una società che possiede Serravalle e in cui, naturalmente, sarebbe la Provincia di Milano a fare da padrone con i nostri "cugini" monzesi sempre in minoranza perché non possono disporre del loro patrimonio» spiega Bruno Dapei, capogruppo provinciale degli azzurri.
La strategia di Penati priva di fatto i monzesi del controllo delle azioni acquistate offrendo 178 milioni di plusvalenza, pur sapendo che la cessione dovuta per legge alla Provincia di Monza avrebbe fatto scendere «la nostra quota di capitale e quindi quella maggioranza assoluta strapagata nonostante già la possedessimo tramite il patto di sindacato con il Comune di Milano» aggiunge Dapei. Chiaro dunque il disegno «egemonico» del diessino che governa l’amministrazione provinciale meneghina: «Mettendo le quote di Serravalle dentro in Asam Monza non avrebbe più voce in capitolo nelle decisioni relative alle infrastrutture dell’area e si troverebbe pure ipotecate risorse future per l’accensione di mutui voluto dall’amministrazione Penati», sostiene Fabrizio Sala, vicepresidente del coordinamento dei sindaci della Provincia di Monza. Annotazione di un’eredità a rischio da tutelare anche a suon di carte bollate. Iniziativa clamorosa concretizzata in un «atto di significazione» notificato al ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu, e al procuratore generale della Corte dei conti della Lombardia oltreché al commissario di governo per Monza Provincia, Luigi Piscopo. «Non vogliamo che la nuova Provincia nasca svuotata, vogliamo evitare scippi e chiediamo di verificare ogni atto dell’amministrazione Penati che coinvolga la Provincia di Monza perché potrebbe esserci un eventuale nocumento ai nostri danni» dicono dal comitato Brianza Provincia.
Preoccupazione sollevata anche dal primo cittadino di Monza, il ds Michele Faglia: «Sul processo di attuazione della nuova Provincia, io, per primo, esprimo pubblicamente riserve sulle scelte dell’amministrazione Penati. Riserve sulla mancata condivisione nelle scelte che interessano il patrimonio del nuovo ente». Scelte che però secondo Penati non indeboliscono «la futura Provincia»: «Monza ha tutto da guadagnare da questa operazione. Il patrimonio e il valore delle azioni della stessa Provincia si arricchisce con il conferimento delle azioni ad Asam, perché verrà attualizzato del loro valore e quindi accresciuto quello patrimoniale. Chiedere un immobilismo ragionieristico su tutto ciò che potrebbe diventare patrimonio della Provincia di Monza vuol dire togliere la possibilità di un incremento di valore di quel patrimonio».

Valutazione di chi, chiosa Dapei, «s’arrampica sugli specchi per negare il dovuto, sapendo che altrimenti scenderebbe sotto quella maggioranza assoluta conquistata a caro prezzo e questo per Penati sarebbe un suicidio politico».

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