«Eri la nostra bandiera, ci mancherai»

Marco Guidi

Un campione, in campo e fuori. Politici, ex calciatori, imprenditori, tutti lo ricordano così. Giacinto Facchetti ci ha lasciato, stroncato da una malattia incurabile, ma la sua immagine resterà la stessa. Forte come la sua corsa lungo la fascia sinistra, come i suoi cross tesi a centro area. Mancherà alla sua Inter, di cui era diventato presidente nel 2004, al mondo del calcio, alla città di Milano. Ma non finirà nel dimenticatoio, questo è certo.
«Piango la morte di un uomo che ha dato molto allo sport del Paese e della nostra regione - dice il presidente della regione Lombardia, Roberto Formigoni -. Facchetti è stato un atleta esemplare, un dirigente sportivo di alto livello e una persona aperta e leale». Parole al miele, che dette da un tifoso «avversario», il milanista Formigoni, forse valgono doppio. Come il presidente della Regione, anche un altro esponente di fede rossonera, Carlo Sangalli, presidente della Confcommercio e della Camera di commercio di Milano, esprime il suo cordoglio. «Giacinto resta un esempio per chi crede che lo sport sia uno straordinario gioco in cui vincono sempre la lealtà e l’impegno, e cioè i “buoni” come lui». Sangalli ricorda di avere avuto «la fortuna di conoscerlo durante la sua splendida carriera calcistica e anche dopo, nei momenti lievi di una partitella insieme a Imbersago».
È, comunque, soprattutto nel cuore dei fan nerazzurri che il vuoto lasciato da Facchetti sarà difficile da colmare. «Mi addolora sapere che se ne è andato - fa sapere il presidente della Provincia, Filippo Penati, tifoso interista -. In me rimarrà il ricordo di un grande campione nello sport e nella vita. E questo lo dico pensando a lui con indosso la maglia nerazzurra o ancora quella della nazionale, ma anche alla scrivania, da presidente dell’Inter». Interista per famiglia e tradizione è anche il sindaco Letizia Moratti, che si rammarica per la scomparsa del presidente della società di via Durini. «È una grande perdita, per il mondo del calcio e anche per la città». Anche lei conosceva personalmente Giacinto Facchetti. «Ho avuto modo di incontrare e apprezzare la sua grande umanità, la sua grande professionalità e la sua grande bontà». È commosso, Nando Dalla Chiesa, coordinatore cittadino della Margherita, mentre riporta alla memoria «quel gol di Giacinto in semifinale di coppa dei campioni contro il Liverpool». A Facchetti lega altri aneddoti, da Italia-Germania 4-3 (sulla quale ha scritto anche un libro) a una partitella in un campetto del Vigentino, con il terzino nerazzurro già ex calciatore. «Era un personaggio che amavo - continua Dalla Chiesa -, simbolo di un’idea pulita del calcio. Leale, disciplinato, onesto. L’esempio concreto che anche senza scorrettezze e astuzie si può arrivare ai vertici». Evaristo Beccalossi, un altro ex beniamino del tifo nerazzurro e ora opinionista televisivo, era troppo giovane per giocare con Facchetti. In compenso lo ha conosciuto da presidente dell’Inter e lo ha incontrato spesso a Milano Marittima, località marina amata da entrambi. «Abbiamo anche cenato insieme, proprio in Romagna». Una persona equilibrata. Questo il suo giudizio sull’ex capitano dell’Inter e della nazionale. «Giudicava le cose con grande stile e obiettività. Mi ha insegnato molto». Di stile parla anche Giovanni Terzi, assessore comunale allo Sport.

«Milano perde un campione, un gentiluomo, un dirigente stimato. Facchetti rimarrà un modello, in particolare per i giovani, non solo per le sue doti atletiche, ma anche per il suo stile». Già, quello di un uomo che mancherà a tutti.

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