Erminio Raiteri: «Ecco il mio progetto federalista per salvare l’università e anche i conti pubblici»

Erminio Raiteri: «Ecco il mio progetto federalista per salvare l’università e anche i conti pubblici»

Dopo le elezioni europee e ad oltre un anno dall’insediamento al governo di Silvio Berlusconi può essere utile ed opportuno avanzare qualche ipotesi di radicale riforma del sistema delle Università italiane ed al contempo di revisione costituzionale dell’ordinamento dello Stato in senso federalista.
Il governo Berlusconi è, adesso o non mai, in grado di attuare una vera riforma federalista dello Stato basata sulla istituzione di 7 macroregioni economiche e di 2 città-regione (Roma - Milano). Il nuovo ordinamento dello Stato federale italiano dovrebbe essere fondato su «un contratto a termine» e non su un «patto politico» indissolubile tra i cittadini, su un nuovo diritto pubblico e una costituzione federale rinegoziabile e a termine, perfino su frontiere nuove. Il sistema delle Università statali esistente dovrebbe essere gestito decentrando a ogni macroregione la competenza e la responsabilità politica ed economica, sulle sue varie istituzioni - Ateneo come centri autarchici, autonomi ed autogovernati, erogatori di servizi di formazione alle professioni, di ricerca e di consulenza terzi, pubblici e privati.
Ogni macroregione italiana, con i propri Atenei, dovrebbe interagire con le regioni economiche europee per coordinare il sistema Ue della ricerca pura, applicata, precompetitiva e prototipale e della formazione pubblica del capitale umano.
Esemplificando: se la macroregione del Nord-Ovest, comprendente Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta fosse investita della potestà governativa sul sistema universitario territoriale, gli Atenei del Piemonte centrale, di quello orientale e della Liguria, dovrebbero formare un sistema di poli accademici autonomi ed autogovernati, in grado di gestire la politica, di formazione superiore e della ricerca e consulenza, stabilita dal Governo della macroregione Nord-Ovest e da essa finanziata.
Le Università italiane sono troppe, anche con riferimento agli Atenei attivi nell’Unione Europea e anche poco qualificate.
Occorrono grandi e credibili riforme che, preservando autonomia ed autogoverno degli «Atenei governativi», intesi come diversi «organi dello Stato», tuttavia ipotizzino radicali revamping Istituzionali, posticipando i problemi, di stato giuridico del personale e di finanziamento ordinario, a valle della rifondazione organizzativa del sistema universitario esistente.


È opportuno che i Rettori e i responsabili del governo degli Atenei, esistenti nel Nord Ovest italiano, si incontrino e riflettano su come procedere per avanzare verso ipotesi «nuove» di Atenei inservibili in una possibile macroregione economica del Nord ovest della futura Repubblica Federale Italiana, nell’Europa delle Regioni.
Ad Maiora
*già docente
Ingegneria
Università Genova

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