Per un errore di 80 centesimi l’Acea gli stacca la corrente

Una storia di ordinaria «burocrazia». Vittima un cittadino di Ostia, Giuseppe Bascietto, il quale ha subito il distacco dell’energia elettrica per un debito (udite, udite) di ottanta centesimi di euro. La storia possiede tutti i caratteri del paradosso all’italiana: una mattina di qualche giorno fa bussa alla porta un operatore dell’Acea, la società che si occupa dell’erogazione dell’energia elettrica, con in mano un’ordinanza che lo obbliga a effettuare il distacco della corrente per una bolletta non pagata. Bascietto l’indomani si reca alla sede dell’azienda per chiedere lumi sulla questione. «Vengo a conoscenza - racconta - che la bolletta in questione era stata pagata ma con un leggero ritardo, pensavo tale da non richiedere un’operazione di distacco, senza preavviso per giunta». L’avviso sulla fattura, però, conteneva un categorico ultimatum. A un esame più approfondito della bolletta, risulta tragicomicamente chiara l’entità del problema: «Dopo aver dimostrato di aver pagato l’ultima bolletta, si scopre che vi era ancora un mio debito accumulato di 39 euro e 96 contesimi». Il malcapitato riesce anche a dimostrare di aver pagato i 39 euro in questione ma ecco, inesorabile, l’errore umano: «Mi sono accorto allora, quando ho effettuato il pagamento tramite bonifico bancario, un anno fa, di aver pagato 39,16 euro invece di 39,96. Ero in difetto di ottanta centesimi!». E’ qui è proprio il caso di dire che chi sbaglia, paga. Anche se ha già pagato.
In questa storia c’è un altro retroscena tragicomico: la «punizione» del cittadino deriva infatti da un suo precedente comportamento virtuoso. «L’azienda, l’anno scorso, mi comunica che ho un credito accumulato di cento euro - racconta - che mi sarebbe stato detratto nelle bollette successive. Il mio errore era inserito, quindi, all’interno di un conteggio che la stessa azienda aveva sbagliato. Potevano addebitare questi pochi spiccioli, come avevano fatto con il loro debito nei miei confronti, in un’altra bolletta e non sarebbe successo niente».
Invece no. Giuseppe Bascietto è stato costretto a fare pubblica ammenda del suo imperdonabile errore e costretto a versare gli ottanta centesimi (più un euro per l’operazione) per riavere il servizio.

«Al di là del calvario e dei disagi, il fatto ridicolo di questa storia è che un’azienda dovrebbe fornire un avviso appropriato ai clienti su un «problema» del genere - conclude Bascietto - Non si può staccare la corrente, neanche per un ritardo di un mese, senza una comunicazione appropriata. E non lo si può fare per pochi spiccioli. Siamo in estate e, nelle case della gente, potrebbero esserci persone non autosufficienti o bambini piccoli, i quali necessitano di strumenti particolari. Incredibile».

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