Esami e voti truccati, sospesi due universitari

Erano «vicini» alla laurea: la punizione più severa per una falsa dichiarazione

Giovanni Buzzatti

«Non volevo deludere i miei genitori, per questo ho dichiarato di aver fatto degli esami anche se non era vero», ha ammesso il primo studente. «Ho cambiato i voti, sì, ma ero in un momento di profonda tristezza», ha cercato di giustificarsi la seconda. Troppo tardi. Per entrambi gli iscritti alla facoltà di Giurisprudenza della Statale è scattata la sospensione: sei mesi al primo, uno alla collega. Così ha deciso martedì il Senato accademico, confermando la punizione proposta un mese prima da una commissione disciplinare che ha esaminato i fatti e sentito gli autori degli imbrogli. Destinati - prima o poi - ad essere scoperti.
Per lo studente di Scienze giuridiche i problemi cominciano al terzo anno di corso, l’ultimo. La famiglia si aspetta che arrivi presto la laurea ma nel libretto mancano ancora troppi esami. Di fronte alla domanda di laurea a casa nessuno avrebbe niente da ridire. Ma come presentarla? Gli esami sostenuti, e registrati nel libretto, sono pochi. Lo studente, allora, decide di arrangiarsi: nella domanda autocertifica di aver superato una dozzina di esami in più della realtà e con voti dal 28 in su. Ecco il documento da far vedere a casa per mettere tutti tranquilli.
Lo presenta due volte all’ateneo, per iscritto e poi via Internet. La prima domanda è subito ritirata dallo studente, di fronte alla seconda gli uffici scoprono immediatamente l’imbroglio. Si nota anche che due degli esami «aggiunti» ad arte non figurano nemmeno nel piano studi. E al ragazzo non resta che arrendersi.
Di fronte alla commissione disciplinare che a ottobre analizza il suo caso spiega di non aver voluto truffare l’ateneo e di essersi comportato così perché, dopo un buon inizio di università, si era bloccato con gli esami. Una verità difficile da raccontare in famiglia, dove erano convinti che le cose andassero bene come sempre. La commissione ascolta il ragazzo e propone la punizione: sei mesi di sospensione da lezioni ed esami. Scelta approvata martedì dal senato accademico, il massimo organismo dell’ateneo.
Va un po’ meglio alla studentessa fuori corso di Giurisprudenza. Anche in questo caso l’imbroglio è scoperto quando la ragazza si avvicina alla laurea e presenta una domanda. Stavolta gli esami dichiarati ci sono tutti, quel che non torna sono i voti.
La segreteria nota che il giudizio di quattro esami è stato corretto a penna nel libretto e quindi sulla fotocopia presentata dalla studentessa. Lei stessa, una volta scoperta, spiega averlo fatto perché era in un momento di grande difficoltà, convinta di non riuscire a laurearsi. Grazie all’aiuto di familiari e compagni, però, la ragazza conclude gli esami e chiede la tesi. A quel punto si domanda che cosa fare con il libretto «manomesso». Fingere di averlo perso? No, lo esclude perché - racconta - non era la verità. Sceglie di ritoccare ancora i voti, cercando di ripristinare i giudizi originali. Ma l’imbroglio diventa ancora più evidente.


«Si è trattato di due bambinate, scoperte e giustamente punite», spiega Vincenzo Ferrari, preside di Giurisprudenza. Se la «pena» è stata più severa nel primo caso è perché lo studente ha presentato una dichiarazione falsa all’università.

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