Roma

Gli esclusi in coro: «Basta famiglie nel Pdl»

L’Udc separato in casa, i «malpancisti» del Pdl arrabbiati, i ciociari addirittura furiosi che meditano la secessione (trovando sponda anche nelle altre province minori), come raccontaiamo a parte. Per Renata Polverini è un’inizio di legislatura in cui i soli problemi sembrano venire dall’interno. E ieri è stata un’altra giornata di lamentele, recriminazioni, minacce.
Hanno cominciato gli autodefinitisi «non allineati del Pdl nel Lazio», che ieri in una conferenza stampa indetta nella sede del Consiglio regionale di via Poli, hanno spiegato le loro ragioni, quelle di chi si sente preso in giro dalla composizione della giunta regionale. Il gruppetto ha premesso di essere «dalla parte della Polverini senza se e senza ma». Ma di se e di ma ne sono stati sciorinati tanti: «Il premier è stato tradito. Nella formazione della giunta regionale, infatti, non si è tenuto conto delle indicazioni date da Berlusconi sui criteri della composizione della squadra della Polverini e critichiamo il modo con cui il gruppo dirigente ha gestito la questione delle liste e del partito», dice Donato Robilotta, consigliere uscente. «Alfredo Milioni dica cosa sta nascondendo. Ci sono delle responsabilità che devono essere assunte. Pallone e Sammarco, poi, stanno aggravando la situazione», accusa Nicola Palombi, prendendosela con i responsabile del pasticcio delle liste, alla base di questa sorta di diaspora. «Hanno fatto un listino tagliando fuori una generazione, hanno nominato assessori senza criteri o merito», dice il senatore Stefano De Lillo, che arriva a fare un accorato appello a Pallone: «Ti prego, chiamami». Allarga il discorso Fabio Desideri, altro consigliere uscente: «È giunto il momento di urlare il nostro no alle famiglie politiche all’interno del Pdl. I componenti di queste cosiddette famiglie sono stati e vengono costantemente premiati, senza alcun merito». Risponde ad almeno uno dei quesiti posti Francesco Pasquali, neoconsigliere: «Vorrei ricordare che le scelte fatte in occasione della composizione della Giunta e del listino regionale sono state avallate direttamente dal presidente Berlusconi».
E l’Udc? Resta la tregua armata dopo la quasi-rottura seguita al mancato accordo sul numero di assessorati da attribuire ai centristi. Ieri il segretario regionale Luciano Ciocchetti ha messo la patata bollente nelle mani di Renata Polverini: «A questo punto è lei che deve parlare, non certo noi. Ciò che dovevamo dire lo abbiamo detto in maniera chiara». Ciocchetti ha ieri partecipato a un’assemblea di dirigenti e militanti locali del partito a Palazzo Sturzo all’Eur. E oggi si replica con un’altra riunione, forse decisiva, alla quale parteciperà anche il segretario nazionale Lorenzo Cesa. Ma per Ciocchetti allo stato attuale è azzardato essere ottimisti: «Il problema non è la vicepresidenza o no: eventualmente sarebbe da scomporre e ricomporre la giunta se si vuole risolvere il problema». E poi: «Questa è una vicenda che mette in difficoltà la stessa possibilità di governare la Regione. Al di là del nostro ruolo, da una parte o dall’altra, questa è la questione principale che dovrebbe far ragionare sia la Polverini che la coalizione. Senza accordo sarà appoggio esterno, non entreremo in giunta e in consiglio il nostro gruppo porterà avanti una posizione in rapporto al programma che abbiamo condiviso: i punti che condivideremo avranno il nostro appoggio, altrimenti no».

Auguri, Renata.

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