Esclusione aberrante la Rai non è «cosa loro»

Ventuno senatori della sinistra, fra i quali purtroppo due giornalisti dalla testa libera come Zavoli e Polito, scrivono al governo per chiedere «un’adeguata risposta» a Filippo Facci, il corsivista che sul Giornale aveva criticato la Rai, definendola «una cloaca» ed esortando i politici a privatizzarla o a trasformarla in un vero servizio pubblico. Con la prontezza di riflessi di un portiere, o di un cecchino, la tv di Stato estromette Facci dal parco ospiti del programma di Santoro, che per ironia della sorte lo aveva invitato a discutere della censura patita da Biagi dopo il famoso editto bulgaro di Berlusconi. Gli epurati che epurano, un’autentica squisitezza. Condivido l’opinione di Facci sulla Rai, con l’eccezione della Terza rete, l’unica ad aver conservato una personalità non becera e volgare.
In un afflato mal riposto di utopia, mi auguro che quando la sinistra troverà finalmente un quarto d’ora per fare la legge Biagi (Enzo) sul conflitto di interessi, avrà la forza di accostare al provvedimento il suo gemello naturale: la liberazione di Saxa Rubra e Viale Mazzini dall’abbraccio oppressivo della politica. Ma se anche non fossi d’accordo con Facci (mi capita spesso, per fortuna di entrambi), troverei ugualmente aberrante che si impedisca di far parlare alla tv pubblica chi quella tv ha osato criticare con linguaggio ruvido.

La Rai non è casa loro e tanto meno cosa loro. La Rai è di tutti, anche di colui che la spernacchia. E quelli che predicano bene contro la prepotenza della gens Silvia, dovrebbero poi sforzarsi di razzolare un po’ meglio.

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