Chi ha armato e pilotato la nuova stagione delle escort? La domanda non è banale. Sembra essere tornati alla stagione di Tangentopoli, quando le Procure sfornavano un’accusa al giorno. Escortopoli viaggia sullo stesso asse di allora, quel Milano-Palermo che ha poi condizionato tutta la vita politica della Seconda Repubblica in chiave antiberlusconiana e prosinistra. Solo una coincidenza? Possibile, ma resta inspiegabile come, annunciate da un tam tam dietro le quinte dei palazzi della politica e delle procure, spuntino escort come funghi. I loro racconti sono improbabili, i riscontri pressoché nulli. Tutte sono ragazze con problemi economici e personali non più rinviabili, quindi facilmente, doppio senso a parte, abbordabili da qualcuno in grado di promettere soluzioni rapide. Chi potrebbe essere l’oscura manina che sta dirigendo le operazioni? La mafia, dice Berlusconi, per vendicarsi dei colpi subiti da questo governo. È una ipotesi. Ma ce ne sono altre. Colpisce una seconda coincidenza. Quest’ultima offensiva mediaticogiudiziaria arriva infatti alla vigilia delle scadenze decisive per il futuro della legislatura e forse anche dell’era Berlusconi. In questo senso il piano giudiziario è secondario. Prevale quello psicologico: seminare il panico e lo sconforto nelle file del Pdl, sia quelle parlamentari che elettorali. Non a caso, parallelamente, viene enfatizzata l’alternativa legalitaria del neonato Fli, le cui contraddizioni politiche, ipocrisie etiche e buchi neri penali vengono coperti da una cortina fumogena di grandi giornali e salotti televisivi. Una trappola, insomma, per evitare la quale ieri Berlusconi - mettendo da parte il suo noto orgoglio - ha fatto la prima mossa di formale apertura a Gianfranco Fini. Gli ha parlato in pubblico, sia pure per pochi secondi, poi di fatto gli ha riconosciuto un ruolo politico all’interno della maggioranza, invitandolo contemporaneamente a dire chiaro e subito se vuole continuare a fare parte della compagnia oppure no. Il discorso, letto all’assemblea del Pdl, non è farina del suo sacco. È stato pensato e scritto per lasciare al Fli uno spiraglio nel quale infilarsiper evitare la fine anticipata della legislatura. La prima risposta è pesantemente negativa: proposta insufficiente e tardiva. Ma non è l’ultima. La scadenza è tra quarantotto ore, quando Fini dovrà uscire allo scoperto nella sua prima assemblea costituente. C’è chi prevede che neppure domenica arriverà una parola decisiva. Perché la verità è che Fini non sa più cosa fare. Gettarsi tra le braccia della sinistra per un governo tecnico che per altro non è detto che Napolitano conceda? Far cadere Berlusconi e affrontare le urne da solo? Abbozzare e continuare ancora un po’ il viaggio col Pdl, concedendo qualche cosa ma diventando così ancora più inaffidabile agli occhi dell’opposizione e dell’opinione pubblica? Chi tiene in ostaggio governo e Paese, quindi, non sono le escort ma Gianfranco Fini.
Che non riesce a decidere a chi vendersi e a che prezzo.
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