Paolo Bracalini - Gian Marco Chiocci
Qualcuno ad un certo puntò pensò di costituire un’associazione:la FDP,i Fregati da Di Pietro. I numeri per fondare diversi circoli non mancherebbero. Perché se la storia di ogni partito è una storia di tradimenti, separazioni e liti, quella dell’Idv lo è particolarmente. Con una specifica: di mezzo ci sono sempre i soldi, che in politica prendono il più gentile nome di «fondi » o «rimborsi». La costante, in tutte le rotture - anche violente - che hanno costellato i circa dieci anni di vita dell’Idv di Tonino, è che i compagni di ventura (o sventura) a cui spettano i famosi «fondi» o «rimborsi», regolarmente non ne vedono nemmeno l’ombra.
Per i soldi del rimborso pubblico Di Pietro ha rotto anche con amici di vecchissima data, fondatori del partito insieme a lui, compagni della prima ora. Per il rimborso della campagna elettorale delle Europee 2004, tanto per dirne una, Tonino ha tranquillamente mandato all’aria il rapporto con l’amico di sempre, Elio Veltri, che l’ha trascinato in tribunale insieme ad Achille Occhetto e Giulietto Chiesa. Quest’ultimo, una volta eletto a Strasburgo con la lista civica collegata all’Idv, ebbe l’ardire di chiedere la parte spettante di rimborsi. «Mi fece una scenata - raccontò al Giornale - , mi insultò, disse che non doveva niente a nessuno, che io ero in Europa grazie a lui». Chiesa rispose con un’intervista in cui disse «si tenga pure il malloppo», e Di Pietro querelò, naturalmente. Però perse la causa.
Sempre per la mancata spartizione degli indennizzi agli alleati, Tonino ha fatto infuriare Giuseppe Pierino, promotore del listone di centrosinistra «Progetto Calabrie» che ha corso con l’Idv alle Regionali del 2005: aperte le urne, conteggiati i voti, al momento di incassare il rimborso (85mila euro) ogni riferimento a Pierino era sparito nell’autocertificazione presentata alla Camera. Al Sud come al Nord, sempre lo stesso copione. In Friuli l’ex militante Alessandra Battellino siglò nel 2003 un accordo col presidente Illy in base al quale ogni partito avrebbe poi ceduto una parte dei rimborsi al candidato-presidente: vinte le elezioni, tutti rispettarono l’impegno preso. Tranne uno: Antonio Di Pietro. Che fece il bis con la candidata alla Provincia di Genova, Anna Maria Pannarello, che dovette rimborsare di tasca sua il presidente Repetto.
E che dire di Aldo Ferrara, ex coordinatore del partito in Toscana, «reo» d’aver criticato la gestione autocratica del partito con consueto strascico di conti da pagare. «Ero tra i candidati del 2001 - ha raccontato il professor Ferrara e come era prassi pagai una quota al partito per la mia candidatura: 50 milioni di fideiussione, lasciapassare per accedere in Parlamento, versamento intestato alla tesoreria dell’Idv. Uscii dal partito il 31 gennaio del 2001. I 50 milioni li ho rivisti solo dopo un braccio di ferro estenuante con la banca e con la signora Mura che non volevano restituirmi il denaro. Ci sono voluti sei mesi. I soldi che non vidi mai più invece furono i 40 milioni spesi da me per la gestione delle spese in Toscana».
Nell’ipotetica associazione «Fregati da Di Pietro» spetta un posto di diritto anche al vicequestore della Dia Giovanni Aliquò, che ancora stenta a credere alla presa in giro post elettorale: «Dopo le elezioni del 2001 riportai alla corte d’Appello di Napoli le spese sostenute pari a 6 milioni di lire, spese documentate fattura per fattura. Non solo non ho visto la minima organizzazione per la ripartizione dei fondi, ma non ho più rivisto una lira. È una cosa che credo sia successa a tutti quelli che non fanno parte della cricca di Di Pietro». Salvatore Procacci, ex capo Idv in Umbria, iniziò invece a stare sulle scatole a Tonino non appena chiese gli venissero rimborsati almeno i 20mila euro spesi per mandare avanti il partito. E a proposito dell’intesa elettorale in Umbria nel 2005 (vantaggiosa per Di Pietro in danno dei Verdi di Pecoraro Scanio) Procacci ha confessato: «Di Pietro ha sempre avuto una fissazione per i rimborsi elettorali e in un modo o nell’altro riusciva sempre a ottenere quel che voleva. Con lui bisognava stare attentissimi a quello che ti faceva firmare, bisognava leggere tutto, dall’inizio alla fine, senza tralasciare nulla».
Battono cassa da anni anche Wanda Montanelli, ex coordinatrice delle donne Idv, che si domanda dove siano finiti i 600mila euro iscritti negli ultimi bilanci del partito; Domenico Porfido, corregionale di Tonino, mai rientrato di nessuno degli 84 milioni di lire spesi
in campagna elettorale; Lorenzo Lommano (25 milioni di lire) e Dante Merlonghi (55mila euro). Ai tantissimi che hanno chiesto lumi sul rimborso, la risposta è sempre stata chiarissima: un due di picche grosso così.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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