Il giudizio più soft: «Ridicoli». Superato dalle grida «incompetenti», «vergogna», «buffoni». Fino a un residente esagitato che è arrivato fin sotto al palco minacciando «bruceremo le auto». Esplode la rabbia contro l’Area C, debutto acceso per il tour della giunta nelle 9 zone, un’«operazione simpatia» voluta dal sindaco Giuliano Pisapia a sei giorni dal via e franata alla prima tappa. Il centro, dove i sì al referendum sull’estensione di Ecopass erano stati sopra la media, figurarsi l’umore nel resto della città.
Nella «fossa dei leoni», il Cam di corso Garibaldi, c’è proprio l’assessore alla Mobilità Piefrancesco Maran (nella foto). Dopo un’ora dal suo arrivo, alle 22 l’assemblea non è neanche iniziata, coperta dai fischi. Proteste già sulla scelta della sede che contiene appena 200 persone, fuori ce ne sono altrettante. «Pensavate di essere quattro gatti sempre tra di voi» urlano in sala. Consultazioni tra i rappresentanti del centrosinistra in sala, così non si può iniziare. Ci sono l’assessore al Tempo libero Chiara Bisconti, il presidente della commissione mobilità Pd Carlo Monguzzi, il braccio destro di Pisapia Paolo Limonta che cerca di gettare acqua sul fuoco. In sala i consiglieri di Sel Mazzali e Gibillini, il radicale Cappato. Sul fronte opposto, l’ex assessore Pdl Tiziana Maiolo - e residente in centro - con l’avvocato Fabio Lassini (quello dei manifesti «Via le Br dalla Procura») che stanno studiando ricorsi se quello già presentato dal centrodestra farà flop. Ci sono i leghisti Bolognini e Morelli con le t-shirt per la nuova stangata: dopo «hai votato Pisapia, paga e Tas» dedicata all’Irpef, lo slogan è «Pisapia C hai rotto». Ma «non è neanche il caso di fomentare» si rendono conto davanti alla maxi-protesta spontanea della gente. Che prosegue anche fuori in cortile, discussioni animate tra il «partito» di chi è costretto usare l’auto e si rifiuta di pagare per rientrare a casa nella Cerchia e la fronda, decisamente in ribasso, degli ambientalisti. Per superare il blocco gli organizzatori propongono di rimandare a questa sera l’adunata, alla Cgil di corso di Porta Vittoria («volete giocare in casa», i commenti si sprecano). Si prova a votare: la maggioranza vuol proseguire. L’impianto audio viene spostato nel cortile dove c’è più spazio. La discussione prende finalmente quota, anche se continuamente i commenti velenosi. «La nostra strategia..» esordisce Maran, «..è che te ne devi andare a casa», conclude la frase uno dei presenti. Ma almeno si comincia ad entrare nel merito. Dalle proteste di chi dovrebbe pagare per raggiungere il box alla Croce Rossa che minaccia di sospendere i corsi in via Caradosso se i volontari non avranno il pass. Ma il tenore è «perchè devo pagare per rientrare a casa?».
É anche lo slogan del movimento dei residenti «No Charge» convocato ieri mattina nell’ufficio di Maran. Risultato: «Niente di fatto» sintetizza il portavoce Luca Scalmana. Conseguenza. «Organizziamo per domenica uno o più eventi di “sensibilizzazione”». La protesta della vigilia. Da lunedì prossimo, fa i conti Scalmana, un residente di troverà a pagare «fino a 360 euro l’anno per rientrare a casa, l’assessore non sembra cogliere la discriminazione rispetto agli altri concittadini». Anche il centrodestra prosegue la sua battaglia.
Ieri avanti da largo la Foppa con la raccolta firme per il contro-referendum, hanno aderito anche 16 sindaci del Milanese. Il presidente della Provincia Guido Podestà ribadisce che «è un provvedimento di scarsissima utilità pensato solo per fare cassa, penalizzerà imprese e i tanti anziani residenti in centro». Anche il governatore Roberto Formigoni la definisce «una misura che tassa indiscriminatamente chi inquina e chi in questi anni ha investito in mezzi non inquinanti».
Oggi altro fronte caldo: il tavolo tra Atm e sindacati che minacciano di boicottare l’avvio del ticket, i dipendenti chiedono un bonus per il superlavoro e un piano di assunzioni.
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