Politica

Essenziale e minimalista Il lusso secondo Max Mara

John Richmond festeggia dieci anni: punk romantico e una festa con spogliarelli di Dita Von Teese

Paola Bulbarelli

da Milano

Cosa piace della moda? Tutto e niente, potrebbe essere la risposta più facile. Piace forse per la sua fragilità, perché dura un battito di ciglia e nulla come la moda è pronto al cambiamento. Un cambiamento continuo che muta di stagione in stagione ma persino di sfilata in sfilata. E qui sta il bello, perché nel giro di pochi minuti si possono vedere linee e ispirazioni diametralmente opposte.
Capita quindi che tra tante esuberanze di eccessi e pezzi scenografici da far invidia al cinema si possa trovare chi parla un linguaggio diverso. Quasi spiazzante. La collezione Max Mara ha fatto questo. Ha riportato in passerella il minimalismo, la tendenza che impazzava negli anni ’90 (in reazione agli ’80 carichi di ogni ben di Dio) e le ha dato un nome: anthropological chic. Semplificare, ripulire, ridurre: questi i diktat. Da lì Max Mara è partita per reinterpretare in modo lineare, e personale, la moda della prossima primavera estate. Si parte dal pareo e su questo si sviluppa ogni pezzo. Stretti o morbidi, di varie lunghezze (sia gonne che abiti), sorretti da fasce e bretelle con perline, non potranno che diventare dei must. Drappeggi e sovrapposizioni prendono vita con certe stampe tribali mentre i tessuti, dal lino al cotone mano carta producono effetti croccanti, bagnati o metallizzati. Si osa il neoprene per i soprabiti ma resta ben ferma la sartorialità di ogni capo. Il neoprene incuriosisce anche Raf Simons, stilista di Jil Sander. Ne crea dei giacchini piccoli e perfetti con i bottoni nascosti e delle mini gonne a tubino. Jil Sander, musa con Miuccia Prada del minimalismo, continua sulla sua strada. L’essenziale, la pulizia, la classicità si sviluppano in vestiti fluidi in seta duchesse e chiffon iridescente, in tuniche di paillettes, in camicie dai piccoli colli. Stupisce lo spolverino tecnico ricoperto da un velo di chiffon cangiante. Il lusso, qui, è davvero ad alti livelli.
E se è vero che il minimo senza il massimo non esiste, ecco che John Richmond mette le cose al loro posto. Per festeggiare il decennale con Saverio Moschillo, suo mentore, organizza una festona per oltre duemila invitati con tanto di spogliarelli di una divina come Dita Von Teese, bellissima moglie di Marilyn Manson. La collezione ricalca lo stile dello stilista inglese: un punk couture curato e moderno. Un marchio sempre trasgressivo e sopra le righe, capace di mettere insieme l’aggressività di stivali da biker con il romanticismo di abiti in voile a fantasie floreali, la sartorialità maschile dei tailleur con la seduzione di sottovesti di tulle. I ricami, ma questa volta arricchiti di piume, frange, ossa, perline colorate, sono il leit motiv di Trend Les Copains. Sulla passerella si è vissuto un viaggio partito dalle terre degli indiani d’America e finito in Guatemala e Perù. Artigianale sì ma sexy come Pocahontas.

Speciale la collezione Amuleti J capace di far sognare mentre Laura Biagiotti, brava come sempre, spazia da abiti poncho aerei e fluttuanti a tuniche dipinte a mano.

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